i tempi del Conte II era entrato solo all’ultimo nel totoministri. Adesso che però a decidere è Mario Draghi, Daniele Franco si trova concretamente in pole position per guidare il ministero dell’Economia, almeno secondo i rumors che continuano a circolare a poche ore dalla votazione sul nuovo governo. Se il nome di Franco sembra blindato per l’Economia, stesso dicasi per quello di Marta Cartabia per la Giustizia. Il resto è un grande punto interrogativo.
L’ex presidente della Bce dopo un secondo rapido giro di consultazioni, già nella giornata di venerdì potrebbe sciogliere la riserva, salire al Colle e dire il suo sì definitivo a Mattarella. In alternativa a Franco, al Tesoro potrebbe finire Dario Scannapieco dalla vicepresidenza della Bei. Per il ministero delle Infrastrutture, invece, i nomi forti sono quelli di Ernesto Maria Ruffini, diretto generale dell’Agenzia delle entrate, e Carlo Cottarelli, l’uomo che nel 2018 aveva ricevuto l’incarico da Mattarella.
Marcella Panucci, ex dg di Confindustria, è data per favorita al ministero dello Sviluppo Economico, mentre Tito Boeri potrebbe finire al Lavoro con Enrico Giovannini, invece, alla Transizione ecologica. Occhi puntati, però, sopratutto su due donne: l’economista di Harvard Raffaella Sadun e Linda Laura Sabbadini dell’Istat. Luciana Lamorgese dovrebbe rimanere al Viminale, con Elisabetta Belloni che mira al posto di responsabile della Farnesina.
Luigi Di Maio punta agli Esteri, pare aver avuto la meglio su Giuseppe Conte, ma deve sopportare un problema: Matteo Salvini continua a sostenere in giro che se entra il grillino, allora lui pretenderà di fare lo stesso. Di più: ambirebbe alla Difesa o all’Agricoltura. Nel Carroccio, in realtà, svetta in queste ore Giancarlo Giorgetti, che è in rapporti stretti con Draghi e che potrebbe rivestire il ruolo di responsabile dello Sviluppo economico o delle Infrastrutture. Circola pure l’ipotesi di Erika Stefani, che punterebbe agli Affari regionali.
Anche Nicola Zingaretti – afferma Repubblica – è seriamente tentato di chiedere l’ingresso in squadra, consapevole però che la scelta non è del tutto nelle sue mani. Peggio: se dovesse decidere di diventare ministro, aiuterebbe paradossalmente la battaglia di Salvini per guidare un dicastero. Impossibile o quasi sostenere questo scenario, per il Pd, che è già alle prese con i suoi problemi interni. In pole, ci sono innanzitutto i capi corrente: Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Se poi al Nazareno venisse sfilato il ministero dell’Economia, come sembra probabile, allora potrebbe partire la richiesta del ministero dello Sviluppo economico o dell’Interno. Anche i centristi provano a ottenere uno spazio, con Carlo Calenda o Benedetto Della Vedova.