Prima dell’inizio dell’anno scolastico gli insegnanti e il personale dovranno effettuare il test sierologico. A due settimane dall’avvio delle lezioni in tutti gli istituti italiani sarà necessario effettuare le analisi e chi risulterà positivo sarà sottoposto al tampone.
È questa l’indicazione che il Comitato tecnico scientifico ha consegnato al governo. La scelta finale per far ripartire in sicurezza uno dei settori fondamentali del Paese. Già nelle scorse settimane — quando era stata ventilata la possibilità di effettuare controlli sanitari su docenti e impiegati — il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina e quello della Salute Roberto Speranza, ne avevano condiviso la necessità. Adesso si dovrà prendere la decisione finale, ma appare scontato che si procederà con uno screening a tappeto sui dipendenti. Tanto che il commissario Domenico Arcuri sarebbe già pronto ad attivare la gara d’appalto per la fornitura di due milioni di test.
Diversa l’indicazione sugli studenti: secondo gli scienziati le verifiche dovranno essere fatte «a campione» durante il corso di tutto l’anno. Ora si dovranno mettere a punto i dettagli del piano suggerito dal Cts, ma nella proposta che sarà formalizzata in queste ore molti punti sono già stati affrontati .
Test in 15 giorni
Secondo gli esperti è necessario che gli accertamenti vengano effettuati a ridosso dell’avvio dell’anno scolastico per avere la garanzia che al momento di entrare in classe non ci siano problemi. Si spera che a settembre la morsa del Covid-19 possa essersi ulteriormente allentata, ma il rischio che un insegnante o un dipendente positivo possa trasmettere il virus o addirittura creare un focolaio rimane alto. E dunque si dovrà procedere per tempo. Gli scienziati ritengono indispensabile che tutti siano sottoposti al test sierologico che fornisce risposta quasi immediata. Per chi risulterà positivo, si procederà con il tampone e, in caso di conferma, scatterà la quarantena.
Mascherine e distanza
Molti aspetti devono essere stabiliti riguardo ai dispositivi di protezione. Secondo gli scienziati la mascherina dovrà essere indossata quando si sta a contatto con gli altri e non è possibile garantire il distanziamento di almeno un metro. Per fare un esempio pratico, giù la mascherina se si è al banco e si seguono le lezioni, su quando ci si muove per andare negli spazi comuni, in palestra o a pranzo.
Con 37,5 obbligati a rimanere a casa
L’orientamento è che la stessa procedura non potrà essere seguita per i ragazzi. Si tratta di circa 8 milioni tra bambini e giovani, impensabile che si possa verificare l’eventuale positività di tutti prima dell’avvio dell’anno scolastico. E in ogni caso la precauzione non viene ritenuta indispensabile.
Dunque la proposta del Comitato è dilatare i tempi effettuando i controlli nel corso dell’anno. In queste settimane si sta testando l’efficacia dei test salivari. Se la sperimentazione dimostrerà che i risultati sono attendibili, si pensa di programmare verifiche di questo tipo «a campione». Intanto ci si affida ai controlli dei genitori e alle prescrizioni già fornite nelle linee guida emanate nelle scorse settimane.
Così come avviene in tutti gli altri luoghi, chi ha una temperatura superiore ai 37,5° non potrà entrare. Non ci saranno i termo-scanner all’ingresso delle scuole, ma appare scontato che uno studente con sintomi debba rimanere a casa. Il problema è semmai, capire chi ha 37,5 senza termoscanner, ma questo è un altro discorso.
E soprattutto segnalare alla Asl la situazione sanitaria in modo che si possa procedere al tampone per poter così escludere il contagio.
Se invece ci saranno ragazzi positivi si provvederà subito all’isolamento, mentre per studenti e insegnanti con i quali è entrato in contatto scatterà la procedura di controllo per la messa in quarantena e l’effettuazione del tampone.