La scuola italiana si avvia verso la maturità, ma in una condizione drammatica: 1 studente su 2 non ha potuto avere accesso alle videolezioni, il Governo ha lasciato le scuole pubbliche a sè stesse e ora il Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha deciso che gli studenti reputati “carenti” potranno persino essere bocciati. Gli studenti veronesi erano in Piazza Bra e per rivendicare un’inversione di rotta per l’istruzione pubblica: l’assenza di misure concrete per la didattica a distanza ha lasciato indietro i figli di lavoratori. Appurato che la didattica a distanza è stato un fallimento, si legge in una nota, nessuno dev’essere bocciato. Serve infine un piano straordinario per garantire la riapertura delle scuole pubbliche in sicurezza, eliminando la tipica situazione italiana delle classi pollaio, dove una trentina di studenti vengono messi in un’unica, piccola aula per mancanza di fondi e spazi una maggiore assunzione di docenti e fondi per l’edilizia scolastica. I soldi per attuare queste misure ci sono, ma il Governo preferisce dedicarli al settore militare o, al massimo, alle scuole private, per cui sono stati stanziati 150 milioni di euro, che devono essere immediatamente stornati a favore delle I promotori della mobilitazione sono il Fronte della Gioventù Comunista e diversi Presidenti delle Consulte Provinciali degli studenti che hanno raccolto e rilanciato le rivendicazioni del mondo della scuola.
Lo stesso Fronte della Gioventù Comunista aveva lanciato a Verona, nelle scorse settimane, un questionario anonimo per gli studenti delle superiori dove sono state confermate le numerose problematiche della didattica a distanza.
“Noi studenti e studentesse del Fronte della Gioventù Comunista siamo scesi in piazza oggi, trovando l’unità tra universitari e studenti superiori nella lotta per il diritto allo studio, diritto compromesso dal classismo del Ministro Azzolina e del Governo di cui fa parte. La Didattica a distanza, infatti, sta lasciando indietro centinaia di migliaia di studenti che, privi di mezzi (come internet stabile, Computer o tablet), non possono usufruire delle lezioni online e si vedono esclusi dalla tutela dei loro diritti, solo perché appartenenti a ceti popolari” spiega Giulio Andrade Fajardo, militante del Fronte della Gioventù Comunista di Verona.