“Abbiamo bisogno di trovare delle risposte concrete per i nostri figli: sono il futuro della società, completamente dimenticato dallo stato» Con queste parole un gruppo di genitori del comprensorio di Castel d’Azzano si era appellato a Mario Draghi e a Luca Zaia, tramite una lettera aperta.
Da mesi ormai gli studenti di tutte le fasce d’età stanno avendo a che fare con un tipo di istruzione veicolato “a singhiozzo”, tra giorni in presenza e gli innumerevoli in assenza. Il risultato, una formazione parziale per cui non si può incolpare il corpo docente, che fa il possibile per adeguarsi alla strumentazione tecnologica e ad un’impostazione delle lezioni completamente diversa. Non è possibile incolpare nemmeno i genitori, i quali seguono i figli come possono, tra smart working o lavoro in presenza, dovendo lasciare soli i ragazzi senza la supervisione di cui avrebbero bisogno. Non si tratta nemmeno di negligenza da parte degli studenti, in un periodo che di certo non incoraggia l’attenzione e l’apprendimento consapevole: al di là dell’alunno svogliato e di quello diligente, non è facile per nessuno. Da qui l’intervento coraggioso dei genitori preoccupati per le conseguenze che il prolungarsi della Dad avrebbe potuto avere. Ora, anche per loro, la ripresa con la speranza che sia per sempre.
«Non solo noi genitori siamo stremati a causa della gestione del lavoro, della didattica a distanza e della gestione famigliare. Siamo seriamente preoccuparti per tutto quello che i ragazzi vengono a perdere dal punto di vista umano e relazionale, e per il loro sviluppo cognitivo. Ci accorgiamo che adesso hanno timore ad uscire di casa e si chiudono al mondo esterno. Sono apatici, e ciò non gli permette di interagire con i coetanei e di crescere come persone complete», aveva spiegato Diambra Pinaroli, una delle mamme che hanno curato la lettera al Governo e che hanno organizzato la recente manifestazione in piazza Sandro Pertini a Castel d’Azzano. L’incontro di protesta, avvenuto rispettando le norme anti-Covid, ha visto la presenza di Antonello Panuccio, sindaco di Castel d’Azzano, che appoggia il ritorno definitivo ad una didattica in presenza. I genitori assicurano il rispetto di tutte le norme di distanziamento tra i ragazzi. Veniva chiesto allora un intervento tempestivo e concreto, perché «l’educazione non può prescindere dall’aspetto sociale, dall’imparare ad andare d’accordo con i propri compagni e dall’imparare a rispettare ciò che li circonda»
Beatrice Castioni