Strana categoria, quella dei giornalisti. Che fanno un lavoro meraviglioso, affascinante. Uno dei pochi, a pensarci bene, in cui ci devi sempre mettere la faccia. La firma. Qua, mica ti puoi “nascondere”, come succede in tante altre, pur bellissime, professioni. Qua, la firma c’è ogni giorno. Un titolo, una frase, un pezzo, hanno sempre un autore e quell’autore ha nome e cognome.
Ci vuole anche fortuna a fare i giornalisti. Poi, ci vuole anche coraggio. Il coraggio di dire le cose che si pensano e che poi restano scritte. Lì, sulla carta. Non scappano via, come le parole. Scripta manent, (giusto?), dicevano i latini…
A pensarci bene, non è come fare i politici, giusto per un confronto. Là, le parole se le porta (spesso) via il vento. I messaggi no, quelli restano. E i messaggi dei politici ai giornalisti, pure. Così, è parso assai strano, nei giorni scorsi, che ci sia stato un ingorgo di whatsapp (che sia stata quella la causa dello stop mondiale?), dopo la “lettura” che La Cronaca ha fatto del post elezioni.
Mamma mia, ma dove siamo? L’abbiamo già detto, lo rifacciamo volentieri. Nessuna pretesa di avere verità in tasca, sia chiaro. Ma sentiamo, perchè fa parte di questo lavoro, il dovere di dire le cose che pensiamo, senza che questo debba sempre essere scambiato per altro. Mai detto, nè scritto, ad esempio, che Federico Sboarina sia il miglior sindaco della storia, nè che debba essere per forza rieletto. Abbiamo scritto più volte (come nei giorni scorsi) che resta lui il candidato più probabile della coalizione di centrodestra. E lo abbiamo fatto, attenzione, non per simpatia, ma dopo aver letto con un minimo di senso critico le parole dei leader del centrodestra, non solo veronese. Se Salvini dice, testuale: “…gli errori ci devono servire per il futuro. E’ stato un errore scegliere candidati all’ultimo momento ed è stato un errore andare divisi…”, sarebbe interessante capire la lettura che i politici di professione (e i loro rispettabilissimi uffici stampa) danno di questo passaggio, se calato nella realtà di Verona.
Se i big di Fratelli d’Italia, dicono, testuale: “…ora ci aspettiamo che siano gli altri a portare acqua al nostro mulino”, sarebbe interessante capire che lettura si può dare, se calata nella realtà veronese.
Dove c’è un solo candidato di coalizione (Sboarina, appunto), dove ce n’è un altro sicuro (Tosi) che al momento rappresenta soprattutto se stesso e dove i “mal di pancia” (evidenti e ripetuti) saranno presumibilmente curati con robuste dosi di Buscopan.
Oggi, ripetiamo, oggi, questa è la fotografia e a noi piace, quando è possibile, farla vedere anche a chi ci legge.
Ci vuole, anche, un po’ di coraggio a fare i giornalisti. La Cronaca non vuole rinunciare a questo suo diritto/dovere. Se poi altri giornali preferiscono stare al coperto e non azzardare previsioni, pazienza. Noi, l’abbiamo già detto, cerchiamo anche altre strade, senza che questo significhi “tirar la volata a qualcuno”. A meno che, non ci vogliano riconoscere un ruolo e una forza in grado di condizionare gli orientamenti di Salvini e degli elettori.
Noi crediamo (lo speriamo, almeno) di avere acquisito nel tempo credibilità e autorevolezza, ma vorremmo anche difenderle, aumentarle. Per farlo, non abbiamo che una strada. Quella che stiamo battendo, ogni giorno. Prendendoci anche dei rischi. Ci mettiamo la faccia, ci aggiungiamo la firma. E per chi ha voglia e tempo, lo sapete, le raccolte de “La Cronaca”, sono lì, via Frattini 12. A disposizione. Così come siamo a disposizione per chi ha voglia, tempo (e coraggio) di farlo. Non abbiamo paura di metterci in gioco, vorremmo lo stesso dai politici. Le parole scappano via, gli scritti rimangono. E anche i messaggi whatsapp.
Raffaele Tomelleri