Il 2 Maggio l’Università di Nanterre, dopo 40 giorni di occupazione, fu sgomberata dalla polizia e il 3 gli studenti si recarono per protesta coi loro slogan (“L’immaginazione al potere”, “Tutto e subito”, “Vietato vietare”) alla Sorbona, guidati da Daniel Cohn-Bendit, dove vi era stato un attentato incendiario di Occident, un gruppo di estrema destra. I rettori Roche e Grappin risposero alla manifestazione con la serrata dei due atenei e la richiesta di intervento della polizia. Gli studenti, decisi a rioccupare le due università, si scontrarono violentemente con le forze dell’ordine, che arrestarono 27 dimostranti. Le agitazioni ripresero il 6 Maggio con la proclamazione di una giornata di lotta nazionale da parte della Unione nationale des étudiants, a cui aderirono alcuni sindacati dei docenti, per protestare contro le condanne di quattro studenti senza i benefici di legge. Per due giorni i dimostranti si scontrarono con la polizia. Gli scontri si conclusero con 500 feriti e 400 studenti arrestati e l’assemblea degli studenti indisse per il 10 Maggio un’altra giornata di lotta per rivendicare la libertà degli arrestati. Si eressero barricate nel Quartiere Latino e, sempre sostenuti dagli abitanti, si scontrarono con la polizia fino a notte a inoltrata (“notte delle barricate”), al grido “De Gaulle assasin”. Il bilancio fu di 400 manifestanti e 200 poliziotti feriti. I sindacati proclamarono per il 13 Maggio uno sciopero generale di protesta contro la polizia e l’11 Maggio, mentre gli studenti rioccupavano la Sorbona, il primo ministro Georges Pompidou fece un discorso alla televisione tatticamente conciliante, promettendo di riaprire l’ateneo e di liberare gli studenti incarcerati, e concluse: “comprendiamo la ribellione dei giovani e cercheremo tutti insieme di costruire un’università migliore”. Il 12 Maggio il filosofo Sartre intervenne alla radio e dichiarò il proprio appoggio alla ribellione degli studenti e invitò gli intellettuali francesi a seguire il suo esempio. Il 13 Maggio tutto il mondo guardò alla Francia: lo sciopero generale portò a Parigi 800.000 lavoratori al grido: “È solo l’inizio, continuiamo la lotta”. Con sorpresa di tutti i politici, lo sciopero non si concluse il 13, ma proseguì nei giorni successivi con blocchi dei servizi, scioperi spontanei, occupazioni di molte grandi fabbriche e lotte contadine.
Tra il 17 e il 20 le manifestazioni raggiunsero l’apice, il Festival di Cannes fu sospeso e il cinema francese si schierò con i contestatori. Tutta la popolazione partecipava nei luoghi più diversi ad animati dibattiti e interminabili discussioni e i salariati che non lavoravano, perché in sciopero o perché impossibilitati dagli scioperi, raggiunsero i 10 milioni. Il 24 Maggio, a conclusione di una giornata di sanguinosi scontri (mille feriti e un morto a Parigi), in una situazione preinsurrezionale, che aveva portato i dimostranti ad assaltare il palazzo della Borsa per incendiarlo, il presidente De Gaulle rivolse un breve appello al paese in cui prometteva riforme sociali e un referendum sulla sua politica.
Il 25 Maggio si registrarono due morti durante gli scontri, un poliziotto e un manifestante. Il 27 Maggio venne raggiunto un accordo di massima con i sindacati, che concedeva notevoli aumenti salariali (+7% da giugno e un altro +7% da ottobre). De Gaulle tenne un altro discorso con tono deciso e solenne dichiarò: “Da 24 ore ho preso in esame tutte le eventualità, senza eccezioni”. Quel giorno sfilava per Parigi un imponente corteo dei conservatori, organizzato dai gollisti, che non reclamava “tutto e subito”, bensì “ordine subito” e altre massicce manifestazioni si svolsero il 31 a favore dell’ordine e del generale De Gaulle. Il Maggio francese era ormai prossimo all’epilogo.
Romeo Ferrari