Scoperto un nuovo tesoro ad Aquileia È venuto alla luce un nuovo e finora ignoto edificio risalente al periodo tardo antico

Un’équipe dell’Università di Verona – Dipartimento Culture e Civiltà, sotto la direzione di Patrizia Basso in collaborazione con Diana Dobreva, ha da pochi giorni concluso una nuova campagna di scavo nell’area del Fondo ex Pasqualis, posto all’estremità sud-occidentale di Aquileia. I lavori sono condotti su concessione ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e in particolare con il funzionario archeologo Paola Ventura, in collaborazione scientifica con il direttore della Fondazione Aquileia Cristiano Tiussi e con il sostegno economico della Fondazione stessa. Data la difficile situazione sanitaria generale, si è trattato di una campagna di lavoro diversa rispetto a quelle degli altri anni, senza la presenza di studenti e quindi priva dell’abituale valore formativo, ma fortemente voluta da parte di tutti gli enti coinvolti come segno tangibile dell’impegno a continuare le attività di ricerca in città pur in un momento molto complesso.
“I lavori di quest’anno hanno evidenziato come il mercato oggetto delle indagini costituisca uno straordinario e unico caso nell’intero Impero per monumentalità e differenziazione delle aree di vendita, a seconda dei prodotti commercializzati – spiega Basso -. In effetti, gli scavi hanno portato alla luce un nuovo e finora ignoto edificio che faceva parte del complesso, posto a occidente dei due già individuati nel 1953-54 da Giovanni Brusin, in un terreno non indagato in quegli anni per la presenza di un vigneto allora in uso. Confermando le anomalie emerse con le prospezioni geofisiche condotte nel 2018, sono emerse una piazza ancora intatta nella sua pavimentazione in lastre in calcare di Aurisina, estesa per 26 metri in lunghezza e 6 in larghezza, e due serie di basi allineate ai lati, pertinenti ai pilastri dei portici che la attorniavano”.
Di grande interesse sono anche alcune tracce di vita quotidiana, che permettono di “popolare” i resti strutturali: si tratta di incassi regolari per giochi con pedine che si osservano sul cordolo laterale alla pavimentazione, a riprova che nella piazza e nelle botteghe e bancarelle correlate non solo si vendeva e comprava, ma anche si sostava e passava del tempo a giocare e chiacchierare con altri avventori e che dunque questi mercati erano luoghi di incontro e di socialità di centrale importanza urbana. Assieme alle altre due piazze in vista nell’area, questa nuova acquisizione attesta la vitalità dell’intero complesso di carattere commerciale, che, posto immediatamente a sud della basilica, costituiva il cuore pulsante della vita economica e sociale dell’Aquileia tardoantica. Vi si accedeva da nord e quindi appunto dall’area della basilica, ma anche dal fiume, come hanno mostrato le aperture sul più esterno dei due muri di cinta urbani portati alla luce già dal Brusin a sud delle stesse piazze e le rampe correlate a queste aperture individuate con gli scavi dell’Università di Verona nel 2018-19.
“Negli anni futuri – aggiunge l’archeologa – sarà importante continuare le indagini di scavo per accertare l’esistenza di un’ulteriore quarta piazza – già individuata dal Brusin, ma senza lasciarne adeguata documentazione – nel settore orientale del terreno e per verificare le relazioni fra tutte queste strutture, ricostruendo così l’aspetto unitario del complesso. Inoltre, la ripresa delle indagini mirerà anche a verificare se i mercati, come crediamo, abbiano conosciuto fasi di vita precedenti a quelle di V secolo, oggi visibili in sito, cui rimandano i materiali e le monete raccolti con gli scavi”.