Scoperta dell’immaginario collettivo “Spettacoli di Mistero” celebra le storie più occulte e le antiche tradizioni del Veneto

Storie vere e storie fantastiche, in cui si mescolano realtà e immaginazione, tramandate di generazione in generazione fino a divenire un patrimonio culturale da preservare. Nasce così “Veneto: Spettacoli di Mistero”, il festival organizzato da Regione del Veneto e UNPLI Veneto che, sotto la direzione artistica di Alberto Toso Fei, celebra le storie più occulte della regione e i territori in cui hanno avuto origine. Eventi pensati per tutta la famiglia che accompagnano i visitatori nei luoghi senza tempo del Veneto, alla scoperta del fascino nascosto delle antiche tradizioni. La 16^ edizione della rassegna vedrà la messa in scena quasi 80 spettacoli basati su racconti della tradizione legati a Terra e Aria, elementi che – dopo l’acqua e il fuoco delle scorse edizioni – accomuneranno tutti gli appuntamenti. Obiettivo dichiarato di “Veneto: Spettacoli di Mistero” è, infatti, la promozione del territorio attraverso la grande eredità della tradizione culturale regionale, alla riscoperta dell’immaginario collettivo Veneto. Per più di un mese il Veneto avrà modo di raccontarsi anche attraverso il suo lato più oscuro, affascinando spettatori e turisti che vorranno lasciarsi trasportare dall’essenza più profonda della cultura locale, le cui fondamenta si basano su un patrimonio immateriale antico tanto quanto le storie che racconta e che rivive grazie agli infaticabili volontari di UNPLI Veneto. In particolare, in provincia di Verona, sarà Pressana ad ospitare, domenica 17 novembre, alle ore 15.30 e 16.30, presso Corte Sant’Eugenia, la rappresentazione teatrale TUTTI DORMONO SULLA COLLINA, un racconto ambientato nelle fredde sere di novembre, quando la nebbia aleggia sulla terra ormai indurita dal gelo. È allora che si risvegliano e si librano leggere nell’aria le anime dei morti; le loro voci, confuse con il sibilo del vento, sussurrano all’orecchio dei vivi frasi e parole che raccontano della loro vita terrena. C’è qualcosa di tragico e, allo stesso tempo, di liberatorio nella morte, poiché ora ciascuno di loro può parlare di sé stesso, di quand’era in vita, senza la paura di non essere compreso, senza più nulla da perdere. E, ascoltando le loro voci, si potrà ricostruire un affresco che racconta la vita di un piccolo borgo agli inizi del Novecento, senza alcuna ipocrisia. Le storie si intrecciano tra loro, frantumandosi in molteplici versioni: ciò che è liberatorio è il fatto che, finalmente, ogni anima può dire ciò che vuole, infischiandosene della morale comune e delle regole sociali. Tuttavia, anche se liberi di parlare, tutti sono al contempo prigionieri della morte, che per loro serba soltanto la possibilità di continuare a vagare sulla terra in una misteriosa condizione di totale invisibilità…