Massimo Galli attacca le leggerezze di Natale che secondo lui hanno contribuito ad aumentare i contagi, e ora ritiene che l’unica strada percorribile sia un nuovo lockdown. “Quando prima del 24 dicembre ci si arrabbiava per la riapertura e l’assalto allo shopping natalizio non era per rovinare i commercianti – spiega -. Quei pochi giorni di liberi tutti hanno determinato questi dati”.
Galli spiega come “Regioni che sono rimaste sempre gialle, come appunto il Veneto, hanno dato segnali preoccupanti di una ripresa dell’epidemia. Meno si riduce la mobilità, più lentamente scende la curva dei contagi. Se poi ti rilassi troppo, puoi aspettarti un aumento. Il Coronavirus fa questo: appena trova un po’ di spazio, lo occupa”. A questo punto meglio un lockdown totale che “è un fallimento”, anche se “non è sbagliato tentare di conciliare le misure antivirus con alcune aperture. I tira e molla sono pesanti anche per l’economia. È peggio avere continui apri e chiudi che una situazione netta. Se poi appena affermi la liceità di una cosa questa viene interpretata come un liberi tutti, allora resta solo il lockdown”.
In pratica, avremmo dovuto bloccare il Natale..”Arriverà un’altra grande epidemia, causata dai germi multi-resistenti”. “Questa epidemia ci ha dato una lezione”, ha evidenziato Galli che sottolinea infatti come sia importante una buona rete epidemiologica, anche per fronteggiare alcune emergenze come quelle da Covid-19. “Negli ultimi anni, però, continua Galli, proprio l’infettivologia ha subito tagli pesanti, unità complesse che sono passate a semplici, mentre in alcune strutture ospedaliere la figura dello specialista infettivologo è stata considerata addirittura inutile. E sono decenni che sulla medicina territoriale non si investe, che si rilevano anche differenze sostanziali tra una regione e un’altra”.
Per Galli, è “opportuno, quindi, che questa epidemia ci insegni ad andare nella direzione esattamente opposta. Oggi la sanità pubblica, purtroppo, vige in stato semicomatoso. Diventa indispensabile, soprattutto per gli anni a venire, la presenza di una funzione specialistica in ogni centro ospedaliero, non soltanto da un punto di vista strettamente clinico, ma anche dal punto di vista epidemiologico, affinché ci possa essere un possibile riscontro precoce di condizioni che diventano poi di interesse della prevenzione territoriale nel senso più vasto”.
In generale, ha concluso Galli, “mi auguro francamente che si possa fare tesoro da questa lezione in modo che ci possa trovare più pronti ad affrontare l’altra grande epidemia in arrivo: una pandemia neanche tanto strisciante. Parliamo di quella causata dai germi multiresistenti, che colpisce tanto gli ospedali quanto gli ambienti esterni, una delle principali minacce di questo decennio. E mi auguro, infine, che riusciremo ad essere più forti per fronteggiare malattie ‘storiche’, come quelle da HIV e HCV”.