Ha smesso di allenare, ma non di raccontare. Di ripensare. Al suo calcio, purtroppo molto diverso dal calcio di oggi. “Sì, era diverso” ammette Nevio Scala, ieri artefice del “Parma dei miracoli” (ma anche di vittorie in Europa, in Ucraina, in Germania…), oggi agricoltore nella sua azienda agricola.
“Il nostro calcio era divertimento. C’era il piacere di stare assieme, di condividere tutto. E quando fai le cose con piacere, poi è più facile ci siano anche i risultati, le vittorie. Noi vivevamo in mezzo alla gente, ci si allenava in centro città, i tifosi vivevano praticamente con noi”.
Racconta di essere stato per quella squadra “allenatore, ma anche compagno, amico…magari di essere andato anche in discoteca, anche se non ero un tipo da discoteca. Ma quello era il nostro rapporto. Valori veri, che spiegano come una squadra normale, che era partita senza grandi ambizioni, poi sia riuscita prima a vincere la serie B e poi a costruire un ciclo bellissimo. Si stava bene assieme, non ci sono tanti segreti. Quando metti i valori umani in testa, è più facile che poi le cose ti riescano bene”.