“Le aziende del settore commercio abbigliamento e accessori, in cui operano grandi e piccole realtà prevalentemente italiane, e oltre 200.000 lavoratori, sono tra quelle che subiscono il peggior impatto dall’emergenza. Non capiamo pertanto perché siano ad oggi escluse dai settori o filiere meritevoli di particolare tutela previste nel Decreto “Cura Italia”. Tali aziende hanno infatti visto azzerarsi gli incassi per l’obbligo di chiusura, ma mentre alberghi, ristoranti, bar potranno sospendere gli acquisti di materie prime cristallizzando la loro situazione, esse non possono bloccare la maggiore voce di costo, ossia gli acquisti o la manifattura dei prodotti per la stagione primavera/ estate”. Comincia così la lettera aperta che Stefano Beraldo amministratore delegato di Ceo Ovs Spa ha inviato alla classe politica.
“Questo aspetto -aggiunge- che sino ad ora il nostro legislatore sembra non aver colto, determina una condizione di totale squilibrio finanziario. Ed anche sospendendo molti pagamenti, la scadenza delle lettere di credito relative alle merci prodotte e acquistate non può essere fronteggiata da alcuna fonte di incasso. E se manca la cassa a noi ne soffre tutta la filiera, con la conseguenza che i più deboli non resisteranno. Tutto ciò va evitato, con la consapevolezza che aziende come OVS, in buone condizioni, già a partire dalla seconda parte dell’anno saranno in grado di iniziare un recupero di liquidità e di redditività”.
“Chiediamo quindi -prosegue-innanzitutto di inserire il nostro settore all’interno delle filiere in crisi, con le medesime disposizioni di tutela e che lo slittamento dei versamenti fiscali e contributivi a maggio venga spostato almeno a settembre”.
“Inoltre, occorre rimuovere una anomalia grave del sistema impositivo che ci penalizza enormemente e in modo ingiusto, ossia il pagamento dell’IVA in dogana. Nei mesi scorsi e nei prossimi le aziende del nostro settore hanno versato e verseranno iva su merci che non sono state e non saranno vendute. Occorre sospendere immediatamente questo meccanismo, che in tempi normali funziona bene, ma che in quelli attuali è perverso”.
“Oltre alle misure specifiche per il mio settore, vi sono altre misure indispensabili che paiono delinearsi come possibili anche grazie alle recenti aperture nelle rigore europee quali le immissioni di liquidità nel sistema bancario, con l’indicazione di essere utilizzate a sostegno delle aziende maggiormente colpite, ma dando precedenza a quelle che hanno i parametri di merito migliori. Altrimenti si sperpera. E le nostre banche sono perfettamente in condizione di fare tali scelte”.
“Infine, come ormai invocato da tutti -conclude- è necessario uno slittamento verso fine anno per tutte le scadenze fiscali e contributive. E un periodo di grazia almeno sino a settembre per evitare che azioni esecutive senza speranza portino ad una catena di fallimenti che non andrebbe a vantaggio di nessuno. Tantomeno dello stesso creditore”.