Bisinella: “Esca qualche volta da Palazzo”
“Mentre diversi Comuni della Provincia e della zona Lago di Garda, pur tra varie difficoltà di bilancio, sono riusciti a prevedere la sospensione del pagamento dei tributi comunali, come l’imposta comunale sulla pubblicità o l’Imu e la Tari, o a prevederne lo slittamento, (con tagli che vanno dal 25% al 50%) oltre che a programmare notevoli sconti soprattutto per le attività che sono rimaste chiuse a causa della pandemia, a Verona Sboarina nulla ha fatto per aiutare concretamente cittadini e attività, pur potendo già da oltre due mesi utilizzare la parte libera dell’avanzo di amministrazione dello scorso anno per ben 35 milioni di euro! Nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, il Sindaco non si è minimamente mosso per organizzare, per tempo e con lungimiranza, la ripresa delle attività nelle fasi post lockdown e di conseguenza le attività di Verona si sono abbandonate a se stesse.”
“In sintesi da parte dell’amministrazione non c’è stato nessun aiuto, nessuna scontistica, nessuna misura per far fronte al periodo di chiusura e nemmeno un’organizzazione adeguata della rateizzazione dei pagamenti delle bollette di luce e gas, stando alle giuste lamentele di molti cittadini che si sono recati agli sportelli delle aziende pubbliche cittadine e si sono sentiti respingere le domande o sono costretti a innumerevoli adempimenti. Questo è l’atteggiamento tipico di chi sta arroccato a Palazzo Barbieri e non vive la città”.
Bigon: “Nidi per l’infanzia, un problema”
“Anche se le nuove regole sono soltanto consigliate e non più obbligatorie, molti nidi per l’infanzia rischiano di chiudere definitivamente, anziché riaprire. Occorre ripristinare prima possibile la piena operatività con i parametri ‘pre Covid’ e garantire ulteriori risorse, perché i costi di gestione sono diventati insostenibili per troppi. Anche se l’assessore Lanzarin ha stralciato dalle prescrizioni il rapporto di un operatore ogni cinque bambini, il numero di quelli che potranno essere accolti rimane esiguo con una doppia conseguenza negativa: da un lato le richieste di molte famiglie rimarranno senza risposta, dall’altro, con le minori entrate, i costi di gestione diventeranno impossibili da coprire”.
“Per questo – aggiunge la consigliera Bigon – le scuole paritarie per la prima infanzia chiedono di tornare in fretta a una situazione di normalità o quasi, sia per il rapporto operatori/bambini sia per la presenza alternata di almeno due educatori per gruppo in modo da garantire l’orario prolungato. Stiamo parlando di un servizio indispensabile per supportare molte famiglie e soprattutto le mamme, a maggior ragione nella fase post emergenziale: il gender gap nel mondo del lavoro è già ampio, non possiamo permettere di allargarlo ancora. Ma per tornare alla normalità è anche necessario stanziare più fondi: la Regione ha intenzione di farlo oppure si limiterà a battere cassa con Roma?”.