«Sarò sempre grato ai miei matti. Mi chiedo sempre “Avrò fatto abbastanza per loro?”»
Si interroga ancora sul suo operato Vittorino Andreoli. Psichiatra, scrittore e accademico veronese di fama mondiale, Andreoli è stato protagonista di una serata in Gran Guardia, dove il Sindaco Federico Sboarina l’ha omaggiato con una targa celebrativa e le Chiavi della Città di Verona.
“All’illustre concittadino Prof. Vittorino Andreoli, psichiatra accademico di fama mondiale, che mai ha dimenticato il
legame con la sua comunità d’origine”.
L’evento per Andreoli, fortemente voluto da Sboarina, è arrivato in ritardo. Il Sindaco infatti ha spiegato come
l’idea di omaggiarlo gli fosse venuta in occasione dell’80esimo compleanno del Professore, in pieno lockdown
nell’aprile del 2020.
L’ora del riconoscimento è finalmente arrivata e per la seconda volta dall’inizio del suo mandato, la Giunta Sboarina ha donato le Chiavi della città scaligera ad un veronese. La prima fu la campionessa di nuoto Federica Pellegrini.
Quella di Andreoli è una storia che curiosa.
Parte da Verona per arrivare a Cambridge ed Harvard, per tornare poi all’origine. Cresciuto nelle vie del centro storico
di Verona durante gli anni della II guerra mondiale, racconta di come il suo primo ricordo d’infanzia sia un ricordo di
paura: la paura delle sirene dei bombardamenti.
Ed è proprio l’aver vissuto la paura che ha avvicinato Andreoli ai suoi matti. Li chiama così. Sono suoi perché il legame che ha sentito con ognuno di loro è unico e speciale. E sono matti perché la patologia psichiatrica è caos. Ma nelle menti affollate dal caos dei sui pazienti, Vittorino Andreoli non ha mai voluto aggiungere altra paura, oltre a quella che queste persone già provavano.
Andreoli è stato un avanguardista. A lui si devono cambiamenti radicali, come la decisione di bandire le camicie di
forza dagli istituti psichiatrici, oltre che tutti gli altri strumenti di contenzione. Ha creato reparti misti, con uomini e donne che potevano provare a vivere la loro follia normalmente, confrontandosi nel quotidiano le une con gli altri, e assieme, non divisi per genere.
I traguardi di Andreoli sono culminati con l’assegnazione di una cattedra ad Harvard, che comunque non è bastata a tenere il Professore lontano dalla sua Verona, e dai suoi matti. Il salto infatti dalla prestigiosa università americana al manicomio di Verona è stato veloce, e sicuramente inaspettato da chi voleva proporgli nuovi incarichi a New York.
Il Professore ha poi dedicato un passaggio al Covid, definendo “corvi e gufi’, i virologi, malati di narcisismo, che in Tv hanno spesso fattoperdere la speranza
alle persone.
Il legame col territorio veronese è rimasto immutato per Vittorino Andreoli, e questo non può che essere fonte di
enorme orgoglio per tutti i suoi concittadini che come lui amano questa città.