Tranquilli, in fondo è la solita storia. Un film già visto, un copione già recitato e imparato a memoria. Il bomber…dimenticato, che poi si fa ricordare alla sua maniera. Un film imparato a memoria, attore protagonista Gianpaolo Pazzini. Quello che parte sempre dalla panchina, quello che “non regge la serie A”, quello “un po’ logoro per la B”, quello “che ha troppi acciacchi”, quello che… Potremmo continuare a lungo, lo sapete. La storia degli ultimi anni, A o B, dell’Hellas, è stata scritta spesso attorno a quella personale del bomber, che ha sempre risposto alla sua maniera. Con i gol, perché questo è il suo destino e a quello, Pazzini, non s’e mai sottratto. Basta prendere l’ultima stagione. O tornare a quella di Pecchia, sempre serie B. La’ era stato devastante, decisivo. Con Grosso s’e dovuto limitare, ma non per colpa sua. Ogni volta che il destino l’ha voluto in campo, un segno l’ha lasciato. Poi, misteriosamente, se n’è sempre tornato in panchina, “vittima” (forse), di equivoci tattici, di questioni fisiche, o magari (perché no) anche di strane gelosie. Pazzini è uno che “pesa”, in uno spogliatoio. Fate le debite proporzioni, è un po’ il Toni di questi anni. Uno che ha fatto valanghe di gol, che ha giocato con Milan, Inter, in maglia azzurra. Uno che ne ha viste troppe per non essere, anche, “uomo spogliatoio”. Magari silenzioso, perché i leader non sempre lo sono a parole. Un leader lo sa essere anche solo con un’occhiata, una smorfia. Pazzini è così, un leader. Lo sarà ancora, onorando senza un filo di polemica l’ultimo anno del suo ingaggio da campione. Mai fatto storie, peraltro. Mai contestata una decisione del mister, da Mandorlini a Grosso o Aglietti. “Io sono qui per dare una mano e devo farlo accettando le scelte del mister” ha sempre detto. Serietà e professionalità, da campione vero. “Io devo dare il meglio per il Verona, farmi trovare pronto se il mister mi chiede di giocare. Nessuno ha il posto assicurato, nessuno mi ha mai regalato niente nella mia carriera”. Pazzini è questo, lo sarà anche quest’anno. Dove partirà (ancora) in seconda fila. “Di Carmine s’e conquistato la serie A e merita di farla” ha detto Juric, giorni fa. E il presidente Setti, ha aggiunto: “Si, cerchiamo una punta, uno che sappia fare gol e li abbia già fatti in serie A”. Musica per le orecchie di Pazzini, una sinfonia già ascoltata. Partirà in seconda o terza fila, ma non stupitevi se prima o poi lo rivedremo in pole position, in fondo gli è capitato spesso. Perché Pazzini sa come si fa. Perché alla sua età non ci sono più segreti. Perché quelli forti sono forti e basta. Perché “se cercate una punta che sa fare gol in serie A, beh, magari l’avete in casa”. Oh, attenzione, senza alzare la voce e senza “musi lunghi”. Se dovrà parlare, lo farà con i fatti, come sempre. Lo sa lui e, in fondo, lo sa pure Juric. Vecchio lupo di mare, uno che conosce il calcio e sa come vanno a finire spesso certe storie e certe partite. Tu le prepari, attacchi, non entra, la sfortuna, il palo, il portiere che le prende tutte, tu che non sai che fare e poi ti si accende l’idea buona. “Dai, Pazzo, va dentro…”. Lui entrerà, maglia numero 11, i compagni gli diranno “pensaci tu”, gli altri si spaventeranno un po’, il Pazzo alla prima palla ci andrà vicinissimo, alla seconda colpirà. Perché questo sanno fa i bomber veri. Già, andrà così, anche stavolta. Non sarà facile, magari, ma serviranno ancora cose da…Pazzini.
L.T.