Eppure c’era anche chi non ci credeva. “Già – sorride Sara – qualcuno aveva messo in dubbio che il mio record del mondo fosse vero”. Il 4 agosto di quel ’78, a Brescia, Sara era volata leggera e felice, oltre l’asticella, a 2.01. Non era una riunione “mondiale”, era un meeting “casereccio”, così a qualcuno venne pure l’idea di dubitare. C’è sempre chi si diverte a seminare incertezze, ad andare controcorrente.
“Così, andai a Praga con un’ansia speciale” ricorda Sara. “Perchè il record del mondo mi dava i favori del pronostico, partivo favorita, ma è sempre dura rispettare il pronostico. E poi, ‘sta storia del dubbio, un po’ m”infastidiva…”.
Un motivo in più, per lei, straordinaria “guerriera” della pedana, capace di tirar fuori anche quello che a volte non c’era. Si esaltava nella lotta, Sara. Elegante e dolce, ma lottatrice immensa, senza confini. Eccola in pedana, a Praga. L’alto femminile è una delle gare più attese. Sono gli Europei di Pietro Mennea, che vince 100 e 200 metri, doppietta che lo consacra miglior velocista d’Europa. E’ l’Europeo della sorpresa Ortiz, oro sui 10 mila e argento sui 5000 metri. Saranno anche quelli di Sara?
Contro di lei c’è la “solita” Ackermann, una che valeva i 2 metri, un’avversaria dura da battere. La gara va sul filo del rasoio, restano loro due, come previsto. E Sara pesca in fondo al serbatorio dell’orgoglio e della classe infinita un nuovo capolavoro.
L’asticella va a 2.01, ancora. “Devo farcela” dice tra sè. “Per vincere l’oro e per dimostrare al mondo chi è Sara”. Ripetere il record, solo qualche settimana dopo, in un campionato europeo non è semplice. E’ impresa da super. Sara lo è. Vola oltre i 2.01, Sara è la regina d’Europa. Regina per sempre.