Una delle ricchezze architettoniche di Verona e provincia, sono sicuramente le pievi di stile Romanico. Esse sono disseminate nel territorio veronese sia come città che come campagna Collina lago e montagna, ognuna mantiene i caratteri del romanico, anche se poi si differenziano per piccoli o importanti particolari che le rende uniche.
Tra le tante pievi romaniche che come dicevamo sono disseminate nel territorio di verona e provincia un vero gioiello d’arte è la chiesa di San Michele, più nota come santuario della Madonna della Strà a Belfiore d’Adige.
La chiesa inizialmente venne dedicata a San Michele Arcangelo per il desiderio dei fedeli di essere da lui protetto. S. Michele era un Santo prettamente militare e sviluppava particolarmente il suo influsso anche lungo le vie di comunicazione fluviale, com’è avvenuto sicuramente anche per Belfiore.
La pieve è stata eretta nel 1143, com’è testimoniato da un’iscrizione che precisa anche il nome degli architetti Borgo e Malfatto.
Dei progettisti, nonostante le varie ricerche storiche non si conosce nulla.
Concorse all’opera anche un certo Alberico da Zevio, ma anche di lui non si hanno altre notizie.
Sono state trovate però numerose lapidi romane, che fanno supporre che possa essere stata costruita sopra resti di precedenti edifici di un periodo di tempo ristretto (dai 10 a 70 anni nei secoli XII e XIII). Sicuramente è sorta su preesistenti edifici, pagani prima, cristiani in seguito, appartenenti al periodo longobardo.
Il materiale usato per la costruzione è il cotto,tufo, ciottoli morenici e marmo.
Lo stile è quello romanico nei tratti essenziali, la chiesa presenta forme semplici, severe, con poche ma finissime decorazioni a rilievo.
Lo stile dell’esterno si presenta elegante, curato nei particolari, nonostante siano evidenziate la compostezza e la sobrietà delle superfici e la modalità espressiva, fondamentale nell’arte romanica.
La facciata è a spioventi, contornata da un fregio di archetti pensili policromi, costituita da corsi in tufo e cotto e presenta un protiro pensile (nartece), sorretto da mensoloni di pietra viva, sopra i quali si apre una bifora sormontata da una piccola finestra divisa a croce.
Lungo gli spioventi del tetto, c’è una cornice di archetti rampanti, a denti di sega, e in corrispondenza della navata maggiore si trova una sopraelevazione, che offre slancio alla costruzione.
La chiesa è circondata da una cinta muraria con cancellata che un tempo aveva una muratura molto elevata, che impediva la visione. La Chiesa, è composta di tre navate con tre absidi ed è coperta da tetto a capriate.
Le navate sono divise con filari di colonne alternate a pilastri.
Il materiale delle pareti è a “bolognini” di tufo nella parte inferiore. Superiormente, invece, gli strati di tufo si alternano con fasce di ciottoli a spina di pesce.
La chiesa non è perfettamente rettangolare.
Colonne e pilastri sono piuttosto particolari, soprattutto nei capitelli.
Le due colonne che sono davanti al presbiterio sono semimurate in due pilastri e portano due capitelli di tufo preromanici, forse materiale di spoglio.
Tiziano Brusco