Sanremo pieno e tutto il resto vuoto? Due pesi e due misure. speriamo di no. a meno che… Divampa il dibattito sul Festival: Ariston col pubblico, coi figuranti, o deserto? Il ministro Franceschini non vuole nessuno, Amadeus minaccia di lasciare, le “faq” del governo consentono la presenza di spettatori in tv. Allora perché non dare la possibilità a ristoratori, commercianti e agli altri teatri di riaprire sottoponendo a tampone rapido i clienti?

Alessandro Gonzato

Nel momento in cui scriviamo divampa il dibattito sul Festival di Sanremo, e ma­gari riguardasse ancora Mor­gan e Bugo. Quest’anno, in piena pandemia, la diatriba pog­gia sulla presenza o meno degli spettatori in platea. Dalle ultime caotiche vo­ci che arrivano dall’Ariston ca­piamo che Amadeus qualora il governo im­ponesse i seg­giolini vuoti sarebbe pron­­to a tirarsi indietro dalla conduzione e che il ministro per i Beni Culturali Dario Fran­ceschini, appunto, vorrebbe il teatro privo di spettatori. Il ministro non vorrebbe nemmeno figuranti. Solo fiori attorno al palco. Nella sede della Rai sono ore febbrili e ciò dà la misura dei tem­pi che viviamo. Politici, ar­tisti, case discografiche, rap­presentati del Festival e dirigenti della tivù di Stato si stanno scannando. Impossibile capire come andrà a finire e francamente la questione non ci appassiona. Sul si­to di Palazzo Chigi, sotto la voce “Faq” – orribile acronimo che sta per “domande frequenti” – si legge che «alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento “coreografico” o co­munque “strettamente funzionale alla trasmissione”, fer­me restando le norme di distanziamento». Una mini-supercazzola. Non è chiaro se l’elemento “coreografico”, nel caso presenziasse a teatro, verrà sottoposto al tampone rapido. Pare di sì. Sarebbe una buona idea, la Rai accollerebbe i costi ai cittadini, ma sai che novità, tuttavia non sarà tale cifra a mandarci in bolletta, ché già purtroppo in molti non hanno più una lira a causa di una serie di divieti assurdi. Piuttosto, qualora gli spettatori o i figuranti che dir si voglia venissero sottoposti al test, venga data la stessa possibilità a tutti i ristoratori, i commercianti, ai teatri, ai cinema e a alle altre attività sbarrate da mesi, ad esempio le palestre. Non ci siano, al solito, figli e figliastri. A chi è in grado di sobbarcarsi le spese dei test rapidi pur di riaprire venga data tale possibilità. E alle attività con fatturati mi­nori che volessero tentare la medesima carta vengano concessi dallo Stato aiuti economici: ne gioverebbero le stesse casse dell’Erario. Ci parrebbe finalmente un’a­zione di buonsenso. Ed è il motivo per cui non verrà presa nemmeno in considerazione.