Sanitari in carcere, serve sicurezza. Le richieste sindacali dopo l’aggressione nella casa circondariale Chiesto l’intervento dell’amministrazione penitenziaria. “Questione dal prefetto”

Il tema della sicurezza del personale sanitario all’interno del carcere di Montorio è stato al centro di un incontro sindacale in videoconferenza alla quale peraltro non ha partecipato la direzione della casa circondariale, sostenendo di non avere alcuna competenza nell’organizzazione dei servizi sanitari. Il tema, lo ricordiamo, è tornato alla ribalta in seguito alla gravissima aggressione accaduta il 21 agosto scorso ai danni di un medico psichiatra dell’Azienda Ospedaliera da parte di un paziente detenuto, nell’ambito del nuovo servizio Articolazione Tutela Salute Mentale (Atsm) attivo da fine giugno alla Casa Circondariale di Montorio. Dal canto loro Antonio De Pasquale, segretario generale Fp Cgil Verona e Simone Mazza, responsabile Sanità Fp Cgil Verona, apprezzando la disponibilità al confronto manifestata dall’Ulss 9 e dall’Azienda Ospedaliera, hanno ricordato che nel carcere di Montorio lavorano altri 16 infermieri e 1 operatore socio sanitario appartenenti all’Ulss che assicurano assistenza sanitaria per 24 ore ai detenuti. “La collaborazione tra l’amministrazione penitenziaria e gli enti sanitari – hanno detto – è dunque un fattore cruciale e indispensabile a garantire la sicurezza del personale e a monitorare aspetti delicatissimi dell’attività come ad esempio la somministrazione di farmaci e psicofarmaci”. Da parte del sindacato è stata quindi chiesta con forza la stipula di un protocollo condiviso che chiarisca la cornice di sicurezza all’interno della quale deve operare il personale sanitario e stabilisca l’adeguatezza degli spazi in uso ai servizi sanitari. Hanno già fatto sapere che se l’amministrazione penitenziaria non si farà sentire porteranno il problema al tavolo del prefetto.