Molti giovani della provincia di Verona conoscono bene sia la località, che la chiesa di San Giovanni in Loffa, avendole frequentate in estate per dei soggiorni chiamati campi scuola.
Partendo da Verona si entra nella bellissima valpolicella lungo la strada che va verso Sant’Ambrogio. Come già ricordato la prima tappa è a San Floriano, già descritta, dove sarà bello visitare la pieve romanica risalente al XII sec., anche se già attestata nel X sec.
Da San Floriano si prende la strada per Marano, cominciando a salire i contrafforti della Lessinia. In alto vediamo San Rocco, da cui una stradina consente di raggiungere il monte Castelon con il piccolo santuario di Santa Maria di Valverde posto su di un’altura da cui si gode un bel panorama sulla Valpolicella, fino al lago di Garda.
Si tratta di una costruzione romanica, rifatta nel 1682, in cui si venera una statua della Madonna con Bambino del 1516.
Come spesso accade, anche in questo caso, il culto della Madonna era presente ancora nell’alto Medioevo e pare aver sostituito il culto alla dea Minerva venerata in un tempio pagano fino al V sec.
Una volta, alla festa dedicata, si teneva una processione con la statua della Vergine, accompagnata dallo sparo dei “trombini” (particolari fucili che facevano un fan fragore). Fino al 1806 fu sede di una Compagnia laicale della Santa Maria di Valverde, che fece costruire la statua della Madonna nel XVI sec. A partire dal 1824 si teneva a Marano un triduo di preparazione alla Festa contro le grandinate, le malattie e per il perdono dei peccati.
Come accennato, poco oltre Sant’Anna, in direzione di Fosse, questa strada in parte asfaltata, che passa tra cave di lastame, e conduce nella pineta di Monte Loffa, alla pieve appunto di San Giovanni in Loffa (m 1055). Costruita nel XII sec. in forme romaniche, ed ampliata e restaurata nel 1633, conserva la tipica semplice facciata a capanna, pianta rettangolare, tre altari ed un campanile quadrato in pietra con 4 bifore.
Da alcuni è ritenuta la più antica chiesa della Lessinia occidentale, in quanto pare che l’anno inciso sul portale sia il 1131. La chiesa è in stile romanico con tetto a capriate in legno; presenta tre altari in marmo policromi (il Maggiore dedicato a San Giovanni Battista, quello di destra alla Madonna del Carmine e quello di sinistra alla Santa Croce), una bella pala con i Santi Giovanni Battista, Marziale ed Urbano, un sarcofago del 1523 con le spoglie del nobile Guido Antonio Maffei. Sul lato sinistro venne costruito il campanile tronco, a sezione quadrata e costruito in regolari conci di lastame, con bifore, mentre dall’altra parte è addossata una piccola canonica, che si dice un tempo fosse ospitante un monaco eremita.
La chiesa era presente probabilmente ancora nel XIII sec. su terreni che già nell’XI sec. erano di proprietà del Monastero di San Zeno. Nel 1454 era cappella officiata dal rettore della chiesa di San Marziale di Breonio. L’attuale edificio sembra risalire ai primi decenni del sec. XVI, come testimonia una lapide del 1524 posta all’interno. Fu restaurata nel 1633 dopo aver ospitato un lazzareto per i colpiti della peste, mentre i morti furono sepolti nel rialzo del terreno a Nord. Sul Monte di San Giovanni sono stati rinvenuti reperti di un insediamento dell’Età del Ferro.
Tiziano Brusco