La chiesa di San Bernardino a Verona è risalente al XV secolo ed è parte di un convento francescano con il tempio, tre ampi chiostri e vari altri edifici. La chiesa ha numerose cappelle molto decorate con affreschi e tele di pittori locali, attivi per lo più nel XVI secolo. Una di queste è cappella Pellegrini progettata dal noto architetto veronese Michele Sanmicheli, e per la sua forma rimane un’architettura fondamentale nella storia dell’architettura italiana.
I francescani operarono a Verona a partire dalla visita di San Francesco alla città nel 1220. Diventando poi piuttosto numerosi i francescani chiesero di potersi stabilire nel convento benedettino di San Fermo Maggiore, quasi disabitato portandovi molte modifiche a quanto di costruito vi era già.
Nel giunto nel ‘400 a Verona durante la visita di Bernardino da Siena si fondò un convento ad Avesa, paese appena all’esterno della citta occupando un edificio lasciato libero. Nel 1443 Bernardino tornò a Verona, e divenne molto popolare per la sua capacità di predicazione e per gli atti di carità da lui svolti. Tutti rimanevano stupiti per i tanti giovani che si convertivano e i miracoli che venivano riconosciuti.
La chiesa si presenta con una facciata sobria, in stile tardogotico o gotico o Lombardo costituita da mattoni a vista. Al centro, un piccolo rosone di marmo veronese a tre ordini di strombatura, due finestre verticali che terminano con archi trilobati e il portale d’ingresso e nell’alto una serie di archetti in marmo bianco. Ritorniamo al rinascimento a livello stilistico col portale e quindi, c’è un distacco dal contesto architettonico della facciata. Finanziato dal lascito del ricco Giovanni degli Asdenti ed eseguito nel 1474 da Mastro Modesto in marmo greco grigio ed è costituito da due candelabre laterali con una serie di fiori incisi che terminano con capitelli corinzi decorati con dei bucrani (Il bucranio è il teschio di bue usato spesso come elemento decorativo nell’arte greca e romana (ad esempio nelle metope dell’orrdine dorico), e ripreso dal Rinascimento in poi).
Come già accennato, la facciata è decorata con una cornice a dentelli che corre sotto al tetto insieme ad una serie di archetti ciechi, presenti anche sui lati, sull’abside e sul campanile. Diverse sono le cappelle facenti parte del complesso e sul lato sinistro della facciata si trova la cappella di San Francesco, in mattoni a vista; il fianco della costruzione è scandito da lesene e il sottogronda è decorato con una cornice ad arcatelle gotiche. La porta della cappella ha stipiti in marmo bianco ed è sormontata da una lunetta affrescata con un Cristo Portacroce seguito da San Francesco con la croce; La presenza di questo fabbricato bilancia in parte l’asimmetria della facciata, collocata in posizione decentrata rispetto al chiostro.
Il campanile della chiesa, in mattoni a vista, è sostenuto da quattro paraste angolari che terminano con quattro corti pinnacoli. La cella campanaria è illuminata da quattro bifore ed è sormontata da un cono piuttosto piccolo, che rende la torre sproporzionata e priva di slancio.
La cappella Pellegrini, è un’architettura religiosa facente parte del complesso è commissionata dalla contessa Margherita Pellegrini al celebre architetto Michele Sanmicheli ed edificata tra il 1528 e il 1559 occupando un posto di rilievo nell’ambito dell’ architettura rinascimentale. Il complesso è costituito da una chiesa in stile gotico e da una serie di pregevoli chiostri e divenuto un luogo ambito dalle famiglie nobili veronesi per l’edificazione di cappelle gentilizie tra il XV e il XVI secolo.
Questa cappella, originariamente intitolata a Sant’Anna fu quindi voluta dalla Pellegrini per ricordare la scomparsa del figlio ma parimenti per celebrare se stessa e la famiglia di appartenenza: la costruzione doveva fungere da monumento funebre per contenere le spoglie della committente e dei suoi familiari, anche se il risultato finale tradì questo progetto.
La progettazione dell’opera fu affidata a Sanmicheli, che mostro grande maestria nel realizzare uno spazio dotato di una grande armonia delle parti e di una limpida distribuzione della luce, con un’architettura che ricorda le costruzioni antiche, in particolare il Pantheon di Roma, porta Borsari e l’ arco dei Gavi a Verona. L’edificazione iniziò tra la seconda metà del 1528, dopo la morte di Niccolò, e il 15 ottobre 1529, data di uno dei testamenti di Margherita Pellegrini, in cui è confermato che i lavori erano già avviati.
Tiziano Brusco