Salvatore Todaro, marinaio d’onore “Comandante”, l’ultima fatica di Edoardo De Angelis, porta sullo schermo le leggi del mare

Dopo aver animato un accesissimo dibattito durante la scorsa edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, arriva su piattaforma Comandante, film di Edoardo De Angelis che racconta l’impresa del comandante Salvatore Todaro, marinaio d’onore che in pieno conflitto mondiale decide di salvare l’equipaggio di una nave nemica appena affondata. In questa uscita della rubrica sulle Perle del cinema ci dedichiamo proprio all’ultima fatica di De Angelis, mentre vi segnaliamo la presenza su Amazon Prime Video di Indivisibili (2016), precedente – e forse, più ispirato – lungometraggio del regista napoletano.
Comandante – (2023, Sky OnDemand)
All’inizio della 2ª Guerra Mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte affronta un mercantile belga che viaggia a luci spente e lo affonda a colpi di cannone. Nonostante la rivalità tra i due popoli e la complessa situazione politica, Todaro decide di salvare i 26 naufraghi e di caricarli a bordo per portarli al porto più sicuro, come previsto dalla legge di mare.
Iper-patriottico e difficilmente inquadrabile, il Comandante di De Angelis aveva dato da discutere già alla sua prima proiezione in anteprima, quella della stampa, che incidentalmente ha anche aperto l’80ª Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre: storia senza dubbio affascinante, quella raccontata dal regista napoletano, che nel mettere in scena la vicenda di un outsider si perde in luoghi comuni e in un certo sfilacciamento della psicologia dei personaggi, appena abbozzata nonostante le due ore piene di durata complessiva del lungomentraggio. Più fedele all’antica legge d’onore dell’uomo di mare che a quella del fascismo, Todaro decide, per amor di umanità, di salvare i suoi nemici altrimenti destinati a morte certa; sarebbe forse bastato questo per fare un grande film sulla compassione e sulla fratellanza di tutti gli uomini, e invece De Angelis decide di condire l’essenziale con innumerevoli scene atte ad alimentare tanto il facile orgoglio nazionale di italiano-migliore-degli-altri, quanto i cliché su quello stesso popolo che tanto altro avrebbe da dire: si sprecano infatti scenette su spaghetti e mandolino e canzoni in napoletano, mentre resta di fondo una comunque efficace narrazione degli spazi costrittivi e complessi del sommergibile, catturato con uno sguardo cupo e quasi teatrale nella maggior parte delle scene; così come interessante resta la messa in scena della condivisione della quotidianità da parte dei marinai dell’equipaggio, uomini provenienti da differenti parti d’Italia e portatori di identità personali, linguistiche e culturali estremamente eterogenee. Tanto ancora ci sarebbe da dire su Comandante: noi abbiamo deciso di recensirlo brevemente per scatenare nei nostri lettori la curiosità verso un film che resta di buona fattura e che dunque, in qualche misura, merita di essere visto anche solo per la possibilità di far nascere intorno ad esso fruttuose discussioni.
Maria Letizia Cilea