Come Adrian: illusione e delusione. Porta Vescovo è quella di sempre: degradata e insicura. Il fiasco di Celentano al Camploy è l’emblema di un quartiere che pare incurabile. O almeno, fino a oggi, non ce l’ha fatta nessuno a rimetterlo in sesto. Veronetta, se escludiamo la zona a ridosso dell’università, soffre degli stessi problemi. Non serviva l’inchiesta di Striscia la Notizia per scoprire che tra le viette attorno alla porta Est della città vive una casba di droga e violenza. Non è necessario ascoltare le testimonianze della Ronda della Carità o di altri enti solidali per avere contezza delle decine di bivacchi e situazioni da quarto mondo. Non bastano gli Angeli del Bello a riqualificare una zona abbandonata, prima ancora dai veronesi che dalle istituzioni: scusate, ma chi vorrebbe viverci? Il Comune, con sforzi più o meno convinti, negli ultimi quindici anni ha sempre provato a migliorarla. Ma ha sempre fallito: manifestazioni e spettacoli all’aperto fanno da deterrente ai balordi, certo, ma passata la festa tutto torna come prima. Forse servirebbe un progetto a lungo termine di riqualificazione edilizia per ridare dignità a questa porzione di Verona un tempo romantica e oggi in balìa della trascuratezza per colpa di chi l’ha trasformata in un ghetto. Il sottopasso pedonale che collega Veronetta a Borgo Venezia è uno dei simboli della desolazione: sporcizia di ogni tipo e odori nauseabondi. Altro che “problema allagamenti’: è come dire che il problema di Palermo è il traffico! L’idea di ospitare temporaneamente il museo della radio all’interno della Porta è apprezzabile. Così come va dato atto all’assessore alla Sicurezza Polato di darsi da fare: in settimana ha in agenda un nuovo sopralluogo, che in questi tre anni di amministrazione sono stati tanti, va sottolineato. Il vero ostacolo però sono le leggi che non assicurano sufficientemente alla giustizia chi deturpa le nostre città. Sindaco e assessori hanno le mani legate, così come le forze di polizia. Ecco perché l’unica soluzione ci sembra quella di redigere un piano che rivoluzioni il quartiere. Non vediamo altra soluzione per “cambiargli il sangue”. Gli spettacoli al Camploy non bastano. Soprattutto se brutti e durano la miseria di due serate.
A.G.