“La chiusura dello sci è la fine della montagna, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale. Non dimentichiamo che gli ‘stagionali’ vivono di questo settore, e se non potranno contare su queste entrate dovranno per forza emigrare, e la montagna veneta si spopola già di anno in anno”. E’ l’allarme lanciato dal presidente del Veneto Luca Zaia oggi nel corso del punto stampa. E sul fronte della chiusura delle piste da sci per le vacanze di Natale il governatore ha anche spiegato che “al momento non abbiamo nessuna notizia ufficiale. Oggi è in programma un tavolo di confronto tra i governatori e i ministri Boccia e Speranza – ha annunciato – certo è che se si decide di chiudere bisogna ristorare, e al tempo stesso evitare che gli altri Paesi apranom perché la salute viene prima di tutto, chiaramente, ma la chiusura degli impianti, se viene decisa, va fatta a livello europeo, non è possibile che noi chiudiamo e invece in Austria, Svizzera e Slovenia aprano gli impianti così rischiamo la figura dei pirla”.
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“I ristori’, ha aggiunto, “devono essere certi come avviene in Austria, dov’è prevista una copertura dell’80% sul fatturato perso così come in Germania, anche se con percentuali diverse. In Italia molti operatori, sono certo, accetterebbero cifre anche inferiori. Ma – ha ammonito Zaia – devono essere certe e non come avvenuto in passato con il bonus, ad esempio di 600 euro, che non cambia la vita e che ha lasciato tante incertezze: non si è ben capito se, quando e a quanti è arrivato”. Inoltre, ha ricordato Zaia, per l’apertura delle piste “le Regioni hanno stilato delle linee guida, che non sono politiche, ma tecniche e che evitano il pericolo di assembramenti. Vorremmo sapere che cosa ne pensa il Comitato tecnico nazionale”, ha concluso.
IN AULA IL 9 DICEMBRE?
Capitolo scuola. “Vale la pena correre il rischio, aprendo il 9 dicembre per chiudere subito dopo il 23, per un ‘flash’ natalizio? Io penso che sarebbe meglio riaprire le scuole in maniera ‘solida’ dopo l’Epifania, ovviamente sempre in base alla situazione dell’infezione. “Io sono sempre per la scuola in presenza – ha tenuto a sottolineare il presidente veneto – ma non bisogna dimenticare il rischio Covid: ormai è acclarato che gli studenti sono dei soggetti, quasi sempre asintomatici, che hanno una grande capacità di infezione, che viene portata in famiglia. E quindi non credo si faccia bene per la scuola, soprattutto per gli studenti e le loro famiglie, aprendo subito”. Zaia, come di consueto, ha fatto anche il punto sui numeri dell’epidemia. “Nessuna emergenza sul fronte delle terapie intensive. Il 21 febbraio avevamo 494 posti disponibili, che sono poi arrivati a 877, e poi a mille. Ricordo che il target fissato per il Veneto, per legge sarebbe di 877, quindi siamo ben al di là di questo numero”.