“In un paese come il nostro, che invecchia sempre di più, l’attenzione sulle patologie cronico-degenerative costituisce una priorità assoluta per la sanità. In questi anni il miglioramento delle terapie e dell’assistenza sanitaria ha consentito di ottenere un progressivo allungamento della vita media delle persone con problemi di salute cronici. Tale circostanza, se da una parte segna un importante successo per la medicina, dall’altra impone la necessità di garantire cure di lunga durata. Si tratta di una sfida impegnativa per le Istituzioni, chiamate ad assicurare a questi pazienti una qualità di vita soddisfacente e dignitosa. Essi hanno bisogno di una sanità che, con continuità e coerenza, si occupi della loro condizione di soggetti fragili, approntando un sistema di tutele e di servizi di assistenza territoriale e domiciliare adeguato alle loro esigenze”.
Così il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, in un messaggio rivolto in occasione del convegno “Persone malate croniche non autosufficienti e malati di Alzheimer o con altre demenze: garantire le cure di lunga durata del Servizio Sanitario nazionale, a casa, in RSA e nel fine vita” organizzato a Verona dall’Associazione Diritti Non Autosufficienti onlus a Palazzo Capuleti, via delle Franceschine.
Tutte le persone malate croniche non autosufficienti hanno, secondo la normativa nazionale Lea, diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie, comprese quelle di lunga durata. Tuttavia, proprio le Regioni hanno nel tempo approvato provvedimenti per negare ai malati cronici non autosufficienti l’accesso immediato alle prestazioni lea (domiciliari, semiresidenziali e residenziali) previste dalla legge nazionale, in violazione del fondamentale diritto alla tutela della salute della nostra Costituzione.
Una logica escludente, dicono gli organizzatori, purtroppo sposata anche dalla legge 33/2023 sulla non autosufficienza e dal decreto attuativo approvato dal Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 che non garantisce diritti esigibili e anzi punta esplicitamente a trasformare i malati cronici non autosufficienti in «casi sociali», da collocare in un Sistema separato dal Servizio sanitario, con minori tutele. Il Cdsa vuole, invece, mantenere le tutele del servizio sanitario e presentare e condividere modelli innovativi di cure domiciliari (Assistenza sanitaria domiciliare potenziata) e proposte di riqualificazione di quelle residenziali (nuova organizzazione delle Rsa), per aggiornare i Lea, con il contributo di esperti clinici e giuridici.