Una storia centenaria, risultato di intuizioni, di visioni profetiche, di amore per i più fragili e di una fede granitica nella Provvidenza. Fede vissuta da un Santo – don Giovanni Calabria – e tramandata come testamento spirituale a coloro che nei decenni hanno raccolto il suo testimone.
Questa è la storia straordinaria dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar raccontata nel libro Guarite i malati, edito da Trifolio, in occasione del Centenario (1922-2022) e presentato ieri alla Gran Guardia attraverso le parole dei vertici della struttura – il presidente fratel Gedovar Nazzari, l’amministratore delegato Mario Piccinini e il direttore sanitario Fabrizio Nicolis -, di quelli dell’Opera Don Calabria – don Miguel Tofful – e del curatore, il giornalista e scrittore Stefano Lorenzetto. Alla tavola rotonda, coordinata da Mario Puliero, direttore di Telearena, sono intervenuti anche il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, e la vicepresidente della Regione Veneto, Elisa De Berti.
Sullo schermo, dietro ai relatori, le fotografie di Lou Embo Roiter, vedova del grande fotografo veneziano Fulvio Roiter, e i ritratti di Maurizio Don che arricchiscono le 272 pagine del volume, accompagnando le 28 testimonianze scritte da religiosi della Congregazione calabriana, dirigenti, medici, infermieri, tecnici ospedalieri, imprenditori, scrittori, pazienti. Tutti in qualche modo legati alla figura del santo veronese e all’ospedale che ha le sue radici in un ricovero per anziani (Casa del Sacro Cuore) fondato nel 1922 dal parroco di Negrar, don Angelo Sempreboni, e acquisito dai Poveri Servi della Divina Provvidenza – la Congregazione fondata da San Calabria – nel 1933. Oggi quella Casa del Sacro Cuore è diventata Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (in Italia gli Irccs, nelle diverse discipline, sono solo 51), ospedale classificato (quindi equiparato al pubblico), presidio ospedaliero della Regione Veneto e no profit, cioè tutti gli utili di bilancio vengono reinvestiti per lo sviluppo dell’ospedale stesso.