Rsa chiuse in un angolo Servono nuovi posti letto. Risulta che ormai in tutta la Provincia ci sono oltre 1.700 richieste inevase. L’assessora regionale parla “di un quadro amaro e desolato”. Per il sindacato sono necessarie nuove strutture. La mancata riforma delle Ipab

“Aumentare la dotazione di posti letto, assecondando la spinta che viene dalle strutture del territorio e adeguare il numero di impegnative di residenzialità oggi in numero assolutamente inadeguato”. Sono queste le richieste urgenti e immediate, che vanno comunque accompagnate dalla necessaria riforma delle Ipab, ribadite dal sindacato dei pensionati Spi Cgil Verona che consentirebbero di uscire dal vicolo cieco descritto pochi giorni fa dall’assessora alla salute Manuela Lanzarin per il territorio veronese e veneto, stretti tra la morsa della carenza di posti letto, di personale e di finanziamenti. “Il quadro amaro e desolato dipinto dall’assessora regionale non considera tuttavia che la Regione è governata da anni dalle stesse persone che avrebbero almeno dovuto prevenire questo risultato” osserva il Segretario provinciale Spi Cgil Verona Adriano Filice, che continua: “Anche a Verona assistiamo a liste d’attesa sempre più numerose, popolate sia da casi gravi, con punteggio di valutazione molto alto, sia da persone con punteggio che si attesta poco sotto il limite necessario per accedere alle RSA. Ci risulta che ormai in tutta la provincia andiamo ben oltre le 1.700 istanze, in continua crescita”. Per Filice è scontato che per il prossimo futuro saranno necessarie nuove strutture e che la domanda crescente si potrà affrontare soltanto integrando l’assistenza in struttura protetta con l’assistenza domiciliare. NUOVI POSTI LETTO. La disponibilità da parte delle strutture del territorio ad ampliare l’offerta di posti letto dovrebbe essere completamente utilizzata: per fare un esempio, lo scorso luglio, nell’ambito dell’ultima ricognizione del fabbisogno, il Comitato dei Sindaci dei Distretti veronesi 1-2 (Capoluogo ed Est Veronese) ha registrato richieste per 368 nuovi posti letto residenziali ma ha potuto assegnarne soltanto 85 perché questo è il limite massimo fissato dalla programmazione regionale per questo ambito. Similmente, lo scorso febbraio, il Comitato dei Sindaco del Distretto 3 (Pianura veronese) ha ricevuto richieste per 106 nuovi posti letto di residenzialità ma ha potuto assegnare soltanto gli ultimi 8 posti letto consentiti dalla programmazione regionale. IMPEGNATIVE. A mancare, inoltre, sono le impegnative di residenzialità: sulla carta il territorio veronese ha già raggiunto il tetto massimo di 6.484 posti autorizzabili, ma di questi soltanto 5.495, al maggio 2024, risultano quelli effettivamente operativi (accreditati) e ancor di meno, circa 4.600, sono le impegnative di residenzialità vigenti. “Riteniamo scandaloso che un anziano con un punteggio che deve essere oltre gli ottanta punti della scheda Svama, quindi con un altissimo stato di non autosufficienza, debba pagare anche la retta sanitaria se riesce ad entrare in una struttura” continua Filice. E’ un elementare atto di civiltà riconoscere a tutte le persone ricoverate nelle Rsa la retta sanitaria in quanto oramai chi viene ricoverato ha patologie gravissime. Inoltre sarebbe necessario aprire un confronto sulla legittimità della retta alberghiera per non autosufficienti gravi ricoverati”. FINANZIAMENTI. Sul capitolo finanziamenti il Segretario Spi Cgil osserva: “L’Assessora sostiene che il Pnrr non finanzia le Rsa. Tuttavia il Pnrr pone le basi per una vasta riforma dell’assistenza territoriale e domiciliare a cui le Rsa devono necessariamente aprirsi attraverso l’indispensabile riforma delle Ipab sulla quale la Regione Veneto è drammaticamente in ritardo. Questa riforma deve anche essere sostenuta dalla nuova Legge nazionale sulla Non autosufficienza che attualmente è finanziata in modo totalmente inadeguato”. “Le Rsa – conclude il segretario – sono diventate dei piccoli ospedali chiamati nell’impresa impossibile di fare con 120 euro al giorno per posto letto il lavoro di un posto letto ospedaliero che ne costa 600 euro al giorno.