Nel parere al governo il Cts chiede di «potenziare i meccanismi di controllo per il rispetto delle norme già in vigore» e invita l’esecutivo a disporre «misure più stringenti per impedire la circolazione delle persone». Il Natale rischia di essere l’anticamera della terza ondata di Covid a gennaio e, oltre al drammatico impatto sulla salute degli italiani e sulle strutture sanitarie, anche la stabilità del governo potrebbe risentirne. Per cui il problema adesso è come dosare le misure.
Due le ipotesi principali. Decidere che durante le feste l’Italia sarà una grande zona arancione, con bar e ristoranti chiusi, spostamenti limitati ma negozi aperti, oppure una zona rossa nazionale: a quel punto ci troveremmo con un nuovo lockdown generale, come in primavera, quando si poteva uscire di casa solo per urgenze, necessità e salute e con autocertificazione in tasca.
Il blocco totale è stato il nodo del confronto-scontro, dentro il vertice e tra governo e scienziati. Il «modello Merkel» è quello di una curva in salita, mentre in Italia la curva dell’epidemia scende. Ma come ha spiegato Francesco Boccia ai colleghi «se facessimo il lockdown anche noi l’obiettivo sarebbe simile, riportare le reti sanitarie in condizioni di reggere se la terza ondata arriva».
L’Italia intera potrebbe fermarsi dal 24 dicembre al 6 gennaio, seguendo le regole della fascia arancione, o quelle della fascia rossa. Oppure le chiusure scatteranno solo nei giorni festivi e prefestivi e dunque 24-25-26-27-31 dicembre e 1-3-6 gennaio, come suggerito da Dario Franceschini. Ai sensi dell’ultimo Dpcm il coprifuoco in vigore è alle 22. E a quanto sostiene il ministro Boccia «il governo non ha mai discusso di anticiparlo alle 20». Sarà un nuovo Dpcm a introdurre la stretta in vista delle festività natalizie. Ma il decreto del presidente del Consiglio non sarà sufficiente, andrà accompagnato da un nuovo decreto legge sulla limitazione delle libertà personali, o anche soltanto da un emendamento all’ultimo decreto legge del 3 dicembre.
La soglia per pensare alla ripartenza, ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, è tra 5.000 e i 10.000 nuovi contagi al giorno. L’altro dato da tenere d’occhio (come ha sottolineato anche Franco Locatelli) è l’indice Rt: a maggio dopo il lockdown l’Italia era scesa a 0.5, ma avevamo l’estate davanti, ora invece siamo a 0.8 e ci troviamo in pieno inverno. Fino a quando tutte le regioni non saranno sotto la soglia dello 0.5 «è indispensabile tenere la guardia altissima e impedire allentamenti in quei luoghi dove le persone abbassano la mascherina».