di Maurizio Battista
Traffico, viabilità, nuovi divieti, nuovi cantieri, disagi che dureranno oltre un anno ma riqualificazioni che dovrebbero portare vantaggi e benefici: l’intervista esclusiva pubblicata ieri dalla Cronaca di Verona all’assessore Tommaso Ferrari ha subito suscitato l’interesse degli addetti ai lavori, ha aperto una serie di riflessioni e un dibattito tra gli esperti di trasporti e di urbanistica e tra i cittadini. Che cosa cambierà davvero con la chiusura della Ztl h24 e l’eliminazione delle due fasce orarie oggi attive? Sarà una rivoluzione o sarà alla fine cambierà poco o nulla? La vera rivoluzione sarà invece in via Torbido per l’apertura del cantiere di via XX Settembre che potrebbe iniziare a metà gennaio? Quali sono poi le risorse davvero utilizzabili e a disposizione del Comune per un eventuale traforo o traforino delle Torricelle? Si deve fare con quello che si ha, dunque…
Osserva Giulio Saturni, urbanista ed esperto di trasporti di area Pd, assessore a Negrar: “Il traforo lungo ipotizzato da Tosi prevedeva un project financing, così come per esempio è stato fatto per la Pedemontana ma si è visto i problemi di bancabilità, cioè di sostenibilità finanziaria che hanno questi interventi e infatti sono molto rari. Per il traforino che esce ed entra in città, quindi su strade urbane, il Comune non può pensare di avere aiuti finanziari esterni (Anas o altro-ndr), quindi deve intervenire con risorse proprie: fondi europei o nazionali non sono ipotizzabili”.
Ma le osservazioni sul traforino sono da anni allo studio, perché “c’è il rischio che per liberare un quartiere, cioè Veronetta, ne intasi un altro, cioè la zona di via Ippolito Nievo, Valdonega via Mameli. Se guardiamo cosa si fa in altre città -prosegue Saturni- vediamo che opere stradali di questa portata non sono finanziabili perché non sostenibili”.
E quindi? Quindi si deve lavorare su altre soluzioni per ridurre l’impatto dei veicoli. Qual è il miglior sistema per decongestionare una città dalle auto? Abbiamo vicino a noi l’esempio di Brescia dove “una sola linea di metropolitana di 8 chilometri trasporta in un anno 35 milioni di passeggeri, quasi la stessa quantità dell’intera rete di trasporto su gomma di Brescia, che vale 38 milioni di passeggeri. Il filobus farà altrettanto? Difficile perché il filobus pensato per Verona è integrativo del trasporto pubblico e non sostitutivo. Aiuterà certo ma non sarà risolutivo”.
Il fatto è che a Verona circolano troppe auto. Perché? Perché come ha sostenuto l’assessore Tommasi nell’intervista di ieri non esistono alternative valide, sicure, competitive. “Oggi a Verona sei costretto a ricorrere all’auto privata, è vero”, condivide Saturni, “non abbiamo soltanto un tappo al Teatro Romano, abbiamo code e ingorghi a Verona est, in tangenziale sud e in altri nodi ancora. Perché le alternative per spostarsi non ci sono. E cosa accadrà se si farà una preferenziale per i bus in via Torbido quando si aprirà il cantiere di via XX Settembre?”.
E allora vanno costruite, nel tempo, alternative vere. “Per esempio i Comuni veronesi potrebbero chiedere alla Regione di accedere al Sistema metropolitano ferroviario regionale, Smfr, per creare una sorta di passante ferroviario da San Martino a Porta Vescovo a Porta Nuova che in 5 minuti sposterebbe migliaia di persone. Andrebbe poi forse creata una società unica che gestisca la mobilità, comprendendo trasporto pubblico e parcheggi”.
Insomma, “E’ un sistema complesso, che richiede una pluralità di risposte per fare ordine. Perché a Verona dobbiamo spostarci di più e meglio, con mezzi diversi”.
Per il Centro Storico si guarda Milano. Un’area C in cui entri e paghi. Massignan: dal filobus più problemi che vantaggi
E la chiusura della Ztl del centro storico? “Io penserei anche di creare un’area C come a MIlano: entri ma paghi e con gli introiti sostieni un servizio di bus gratuiti per il centro città. Altrimenti il pericolo è di non far arrivare la gente in centro città e di spostare il traffico in altri quartieri. Ma ci vuole tempo per vedere i reali effetti sul campo e comunque è indispensabile avere una visione complessiva”.
Visione complessiva che secondo l’architetto e urbanista Giorgio Massignan coordinatore di Verona Polis, osservatorio sulla città, è emersa dall’intervista dell’assessore Ferrari.
Dice infatti Massignan, a sua volta ex assessore comunale: “L’assessore Ferrari ha ragione quando sostiene che ci si deve preoccupare se una città è senza cantieri aperti ma, aggiungo, che quando sono ultimati devono aver realmente creato condizioni di vita urbana migliori, per giustificare ai cittadini i tanti disagi che hanno dovuto subire. Ma, considerando che la città è stata ed è sottoposta a intralci di ogni tipo per realizzare le infrastrutture per le linee del filobus, temo che i veronesi, difficilmente troveranno i benefici auspicati dopo tanti sacrifici”.
Perché? “La responsabilità non è certamente di questa amministrazione, ma delle precedenti che hanno cestinato un ottimo progetto di metrotramvia di superficie, optando per un sistema di trasporto pubblico obsoleto e non adatto a sostituire la percentuale di automobili private previste. L’assessora Bissoli sostiene che, terminati i lavori, rimarrà solo il 40% dell’attuale traffico automobilistico. Mi auguro che abbia ragione, ma sono molto pessimista”.
Il filobus infatti come detto anche da Saturni, sarà solo integrativo per il trasporto pubblico e non sostitutivo o risolutivo.
“Da alcuni dati ricavati da persone competenti, risulta che ogni nuovo filobus ha una portata di circa 140 persone e complessivamente i 39 mezzi previsti potrebbero servire circa 5460 utenti; numero decisamente insufficiente per essere realmente alternativo a quello privato a motore. Purtroppo, questa infrastruttura viabilistica, che ha sconquassato la città, temo non migliorerà il traffico cittadino e non otterrà i risultati sperati ma, anzi, procurerà non pochi imprevisti”.
Un esempio su tutti? “Via Mameli, con le carreggiate ridotte per le corsie del filobus, sarà in grado di smaltire il consueto flusso di veicoli?”
E veniamo alla Ztl che dal 28 ottobre chiuderà h24 eliminando le fasce orarie di accesso. Una rivoluzione che comprende anche il trasloco delle manifestazioni dalla città antica ai quartieri.
“Approvo il riordino degli accessi al centro storico e mi auguro che i permessi siano concessi solo a coloro che ne hanno realmente diritto.
Così come condivido lo spostamento dei diversi eventi in aree alternative rispetto a quelle centrali di Città Antica, che sarà sollevata dagli eccessivi flussi di persone, insostenibili dagli antichi spazi medievali”.
Non resta che attendere la prova sul campo.
MB