Subito la riforma strutturale della bolletta elettrica per non “spegnere” le Pmi italiane, che pagano il prezzo dell’energia più alto d’Europa, superiore del 33,5% rispetto alla media dei Paesi Ue. Ai piccoli imprenditori l’elettricità costa 4 volte di più rispetto ad una grande industria, a causa dell’assurdo meccanismo “meno consumi, più paghi” applicato agli oneri parafiscali in bolletta e che gonfia del 35% il costo finale dell’energia per le piccole imprese.
L’appello ad adottare misure per riequilibrare ed alleggerire il costo dell’energia pagato dalle piccole imprese è stato lanciato il 2 dicembre, dai vertici di Confartigianato e delle altre Confederazioni artigiane, al Governo e al Parlamento, durante un evento dal titolo “Caro energia: non spegnete le Pmi”, nel corso del quale è stato presentato un dossier dal quale emergono i pesanti squilibri nella struttura della bolletta energetica che penalizzano i piccoli imprenditori.
“Abbiamo chiesto – spiega Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona – una rapida e drastica revisione della struttura della bolletta per garantire una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo di energia. Si tratta di ‘estrarre’, almeno parzialmente, dalla bolletta gli oneri generali di sistema, trasferendo alla fiscalità generale le componenti tariffarie destinate a finanziare le agevolazioni per gli energivori e il bonus sociale. Le nostre Confederazioni sollecitano inoltre la definizione normativa dei criteri di distribuzione della contribuzione in bolletta, fondati sull’allineamento tra consumi e gettito. E ancora la revisione della disciplina delle agevolazioni alle imprese a forte consumo di energia, limitando i benefici alle sole aziende che abbiano effettivamente realizzato interventi di efficienza energetica. Il mondo dell’artigianato nazionale chiede anche di rafforzare gli strumenti di accompagnamento delle Pmi nei processi di efficientamento e autoproduzione dell’energia”.
Le piccole aziende in bassa tensione, infatti, a fronte di una quota di consumi energetici del 32%, sono costrette a pagare il 49% della componente degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica, pari ad una somma di 4,7 miliardi di euro. In barba al principio “chi inquina, paga”, le Pmi devono finanziare la maggiore quota di oneri per le componenti della bolletta dedicate al sostegno delle energie rinnovabili, di categorie come le ferrovie e le imprese energivore, ed i bonus sociali.