Anche quest’anno è stata riproposta nel mese di ottobre la “Giornata del Contemporaneo -Italian Contemporary Art” nella sua diciottesima edizione. La manifestazione, promossa dall’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (AMACI) e rivolta a istituzioni pubbliche e private, è ritornata in presenza e in un formato “ibrido”, con proposte dal vivo alternate alla dimensione digitale.
Diffusa in tutto il territorio nazionale, l’iniziativa si pone l’obiettivo di rafforzare e ripensare la rete di cooperazione tra le tante realtà che sostengono l’arte contemporanea in Italia e all’estero. Diversi i nuclei della programmazione, dalle attività museali, alle collaborazioni
con i “luoghi del contemporaneo” che promuovono i vari progetti artistici in modo diffuso e capillare.
Nella nostra città il nucleo principale è stato rappresentato alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, affiliata ad AMACI e, per l’occasione, aperta al pubblico gratuitamente. In scena è il lavoro dell’artista veneziano Giorgio Andreotta Calò e il lancio del progetto “Remoto” ideato per i Musei Civici Veronesi, vincitore del “Piano per l’Arte Contemporanea” (PAC) del Ministero della Cultura.
Giorgio Andreotta Calò, rifacendosi al concetto di “identità territoriale”, ha voluto testimoniare il processo evolutivo veronese con un manufatto lineare in pietra risultato
dall’estrazione degli strati rocciosi del sottosuolo veronese. L’opera, posizionata
orizzontalmente sul pavimento, si prefigge un’esperienza di simbolico attraversamento visivo delle viscere della Terra, dal presente al passato.
“Il lavoro di Calò parla di identità e ci consegna l’essenza del nostro territorio in una stratificazione di elementi che ne identificano caratteristiche e peculiarità” precisa la curatrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea GAM, Patrizia Nuzzo.
Sempre Calò è l’autore di “Icarus”, immagine rappresentativa della Giornata del
Contemporaneo e risultato di un progetto artistico di oltre due anni. Una falena emerge in primo piano dalla penombra dell’imbrunire e, con le sue ali, nasconde il volto della persona che le offre sostegno. Le ali dell’insetto e la mano umana si uniscono quasi a rappresentare uno spazio di possibilità che attraversa l’ignoto. La scena propone simbolicamente la riflessione sui rapporti tra esseri viventi, sulla crisi ambientale, sul presente, preludio di un futuro incerto che lasceremo in eredità. Ma, soprattutto, l’immagine ci invita a riflettere ancora una volta, sul concetto di “identità” che assume il significato di parola chiave dell’iniziativa.
Per l’edizione 2022 e per enfatizzare ulteriormente questo aspetto, AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, si propone al pubblico con una nuova “identità visiva”. Il ridisegno grafico, progettato dall’agenzia M&C Saatchi di Milano e ispirato ai segni identitari dei 24 musei
aderenti, pone al centro la lettera “M” e rinvia ai loghi delle sedi associate. Il gioco visivo che emerge innesca un rimando continuo alle diverse specificità e identità territoriali, in un cambio dinamico di lettere che si modificano e combinano per evidenziare la varietà delle proposte artistiche contemporanee italiane.
Il logo di AMACI, punta dell’iceberg della strategia visiva di comunicazione, parla senza la mediazione delle parole e in modo diretto, trasmette idee e valori, incuriosisce e sintetizza le identità e le complessità di linguaggio che i Musei italiani si propongono di far dialogare.
Chiara Antonioli