La prima di Traviata e il pubblico ha avuto la sorpresa di poter ammirare come nasce un’opera. Peccato che questa situazione, del tutto inedita nel tempio veronese della lirica, abbia causato il posticipo di circa 45 minuti dello spettacolo. Fino alle 21.50, infatti, i protagonisti sul palcoscenico sono stati la gru fissata all’esterno dell’Arena, impegnata a posizionare i pezzi dell’imponente scenografia, e il personale tecnico, che nonostante turni di lavoro massacranti che sono diventati la normalità, ha fatto miracoli per rendere dignitoso lo spettacolo (anche se il montaggio non è stato del tutto completato).
Vedendo queste scene ci è tornata in mente la conferenza stampa di presentazione del Festival 2022, nella quale si magnificava il programma promettendo spettacoli grandiosi e unici anche per le scenografie faraoniche. A seguito di quella conferenza stampa abbiamo chiesto con forza a FAV di programmare per tempo tutte le fasi della stagione per le seguenti considerazioni: la complessità delle opere, che a volte prevedono la presenza in contemporanea di circa 700 persone sul palcoscenico, impone un numero maggiore di prove; le scenografie, certamente molto belle e affascinanti, sono tra le più imponenti e impegnative degli ultimi decenni; reperire il personale artistico e tecnico è diventata operazione molto più complicata rispetto al passato; l’incognita COVID impone maggiore prudenza nella programmazione e un numero maggiore di addetti per sopperire ad eventuali focolai nei settori (evento che si è puntualmente registrato non soltanto tra tecnici).
A fronte di queste richieste, assolutamente sensate e ovvie, FAV ha assunto le seguenti decisioni: ha iniziato le prove in Arena soltanto ai primi di giugno; ha aggiunto nuovi elementi, alcuni di dimensioni notevoli, alle scenografie già imponenti degli anni precedenti; ha assunto un numero inferiore di personale in molti reparti (soprattutto in quello tecnico).
Quanto accaduto ieri, quindi, è la logica conseguenza delle scelte effettuate nei mesi precedenti da FAV e spiace constatare che a pagarne le conseguenze siano da un lato gli spettatori, che avrebbero il diritto di vedere spettacoli dignitosi senza ritardi, ma soprattutto la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, i quali non possono in alcun modo essere spremuti come limoni lavorando mediamente 60 ore a settimana con temperature tropicali (le squadre dei tecnici lavorano quasi a ciclo continuo…). Se finora non è accaduto nulla di grave è merito della professionalità del personale, ma è chiaro che con questi ritmi anche il più esperto dei lavoratori rischia di infortunarsi e quindi non saggio affidarsi alla fortuna per evitare incidenti.
I margini per intervenire sulla stagione attuale sono probabilmente ridotti, anche se tenuto conto di tutti gli elementi il ridimensionamento di alcuni aspetti scenografici sarebbe auspicabile, ma l’esperienza di quest’anno dovrà servire da monito per la stagione 2023, la quale prevede un programma ancora più complesso del 2022.