I nuovi (potenziali) untori sono gli sciatori. Professionisti, grandi appassionati delle montagne innevate, dilettanti allo sbaraglio. Non importa. Gli sciatori hanno sostituito i discotecari della Sardegna, come se poi sull’isola si fosse riversata un’enorme armata di Tony Manero. La febbre del sabato sera. Il ricontagio è partito dagli autobus e dai metrò stipati di studenti e lavoratori, ma chissenefrega, l’importante è trovare il capro espiatorio. Ecco dunque che il governo con largo anticipo ha informato che seggiovie e skilift rimarranno ferme. Il danno, a livello nazionale, è di 10 miliardi di euro.Tutte le associazioni di categoria concordano sulla stima. Austria, Svizzera (a breve potrebbe accodarsi la Francia) hanno già invitato i turisti nelle proprie località, ovviamente dopo aver messo a punto rigide norme anti-Covid. L’Italia no. Ecco che il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha chiesto chiarezza. “Premetto che prima viene la salute pubblica, ma spero arrivi presto la convocazione con il ministro Boccia per parlar del futuro Dpcm, basta che ci convochino. Un incontro coi ministri Speranza e Boccia ci permette di capire quali sono le volontà del governo riguardo al turismo invernale. L’apertura di Austria e Svizzera ci fa fare la figura della periferia dimenticata”. Zaia ha proseguito: “Per la montagna invernale gli impianti sciistici sono anche una ricaduta sociale importante. La montagna veneta ha mille persone che ogni anno se ne vanno da Belluno. Faccio appello al Cts affinché guardi con attenzione le nostre linee guida prima di bocciare l’idea e faccia pure le dovute osservazioni. E’ importante mettere in sicurezza questo servizio. Il problema centrale è l’assembramento nei pressi dell’impianto, lo skilift non ha problemi, la seggiovia neanche se sei con conviventi. E perlomeno, se si decide di chiudere, ci sia sicurezza sui ristori”. Il governatore ha poi fatto il punto sull’epidemia, con una stoccata: “Io non ho fatto un master sul Covid, non sono in grado di dirvi esattamente che cosa accadrà. Ma neanche i virologi, perchè le pandemie le hanno studiate, ma non le hanno mai viste. Una pandemia, nella nostra area del mondo, non si era mai vista. Si sono viste più guerre che pandemie da noi in Europa e questa è come una guerra”. Uno sguardo al bollettino: 2.660 contagi nelle ultime 24 ore; 4 pazienti in più in terapia intensiva, dato basso che fa ben sperare. Da registrare purtroppo anche 76 decessi. “Non va bene che qualcuno dica che le vittime del Covid sono soprattutto anziane e che sarebbero morte comunque”, ha detto Zaia. “Non è il nostro punto di vista, perchè noi abbiamo rispetto per gli anziani e possiamo dire con orgoglio che abbiamo rimandato a casa guariti dei centenari. Questi anziani sono le persone che hanno fatto grandi le nostre comunità, che sono emigrate e con il loro lavoro hanno costruito e fatto fiorire il Veneto”.