Il cambiamento climatico porta con sé l’evidenza di rischi idraulici sempre più impattanti, altra faccia dell’altrettanto temuta siccità. Quanto accaduto di recente in Emilia Romagna lo dimostra, come pure il fatto che nel 2021 Verona sia stata l’unica città veneta a razionare l’erogazione di acqua. Per questo l’Ordine degli Ingegneri di Verona ha dato spazio a un convegno focalizzato proprio sulle recenti convenzioni in atto tra gli enti competenti, nate per contrastare e mitigare tali pericoli. “La sinergia è indispensabile per attuare una pianificazione ampia che tuteli l’intero territorio”, evidenzia il presidente dell’Ordine, Matteo Limoni.
Dal canto suo, la vicepresidente dell’Ordine Anna Rossi ha detto che “Non si tratta di un libro dei sogni, ma di fattibilità concrete”.
La necessità di unire le forze è dettata da un gap normativo ben illustrato dal direttore del Consiglio di Bacino dell’ATO veronese, Luciano Franchini.
Due mesi fa è stata siglata la convenzione tra Acque Veronesi, Ato e Comune di Verona che prevede la realizzazione di studi per la mitigazione del rischio idraulico. “Studi, non opere”, chiarisce il direttore generale di Acque Veronesi, Silvio Peroni. A Verona è stata data priorità a tre bacini principali, in corrispondenza dei principali collettori fognari misti: si trovano nella zona che da Buttapietra confluisce a Ca’ di David e Borgo Roma, verso San Massimo e nell’area tra Parona, Negrar e la Valpantena che arriva fino a interrato dell’Acqua Morta e lungadige Porta Vittoria. “Le tre condotte confluiscono tutte nel depuratore di Verona” spiega Peroni. “Sono previsti i necessari rilievi per integrare la cartografia esistente e procedere in una seconda fase alla modellazione idraulica che studia le caratteristiche morfologiche del territorio e delle reti oltre alle dinamiche degli eventi atmosferici e delle piogge. Per questo si procederà alle simulazioni sul comportamento della rete. Le procedure di gara per affidare il lavoro a professionisti sono già state espletate e a settembre inizierà lo studio che durerà circa un paio di anni. Per dimostrare le possibili progettualità future gli ingegneri Isacco Rigodanze di Acque Veronesi e Massimo Merzari di Intech Ingegneri Associati hanno presentato degli esempi progettuali in essere come la risoluzione degli allagamenti in via XX Settembre a Legnago e il noto intervento a Porta Borsari, dove è prevista la riapertura di lungadige Panvinio e corso Cavour nei due sensi all’inizio di agosto. Prima della riapertura delle scuole resisteranno solo dei mini cantieri per le griglie, di poco impatto viabilistico.
Nel frattempo anche l’Azienda Gardesana Servizi si dà da fare, come illustrato da Luca Mignolli e Alberto Cordioli dell’Area Progettazione & Direzione Lavori.
Verona, come visto, si sta muovendo. L’assessore Tommaso Ferrari ha ricordato che: “Il tema dell’acqua è duplice: da un lato occorre individuare strategie e interventi per la mitigazione e l’adattamento relativamente a fenomeni estremi sempre più frequenti, dall’altro si devono individuare azioni legate alla lotta allo spreco derivanti dalla scarsità della risorsa idrica”.
“I dati veneti parlano del 43,2% di perdite idriche, un dato superiore alla media nazionale del 42 %”, mette in risalto Andrea Tonolli, referente Lavori Pubblici, Ambiente e Qualità di Ance. “L’Italia è il Paese primo consumatore di acqua in tutta Europa, sia per uso civile che industriale e questo nonostante vi sia un calo del 20% della disponibilità idrica. Per questo vogliamo stimolare la pubblica amministrazione, oltre che le imprese che a breve saranno chiamate anch’esse a un bilancio di sostenibilità. È evidente che meno impatto ambientale significa pure meno rischio idrico”.