Stefano Bertacco manteneva gli impegni. Quando non ci è riuscito si è comunque impegnato fino in fondo. Merce rara per gli uomini: figuriamoci per i politici. Non era un santo. Nella vita ha sbagliato, si è perso, ma ha avuto la forza di rimettersi in piedi, di riscattarsi, e di mettersi al servizio di quel mondo degli “ultimi”, dei disperati, degli emarginati che aveva vissuto in prima persona. Ha restituito ciò che gli era stato dato. Non è retorica: le cose sono andate così. Chi ha qualche capello bianco in testa lo ricorda come uno dei migliori assessori al Sociale che Verona abbia mai avuto.
E Verona, oggi, lo ha voluto salutare per l’ultima volta con grande affetto. Bertacco è partito per il suo ultimo viaggio dal sagrato della basilica di San Zeno. La piazza era piena di gente. Le sedie rosse, disposte a distanza di un metro, hanno ospitato simbolicamente un’intera città. Tante lacrime, commozione, rabbia per la scomparsa prematura di un uomo serio, buono, disponibile. Familiari, colleghi, amici, persone che nel corso degli anni ha aiutato a uscire dal mondo della droga, genitori ai quali ha dato una sistemazione dignitosa per i figli, i rappresentanti delle associazioni di volontariato. C’erano un po’ tutti. Per Sboarina Bertacco era un fratello maggiore. Il sindaco è stato uno dei più colpiti da questa disgrazia. Ha ricordato che Stefano ha lottato fino alla fine, che nonostante un male che in sei mesi lo ha strappato violentemente alla vita ha sempre creduto fino in fondo di poter vincere anche questa battaglia. Non ce l’ha fatta: si è dovuto arrendere a 57 anni. La città ha perso tanto. Ma il ricordo resterà.