Maurizio Battista
C’è una partita enorme, economica e finanziaria, che si sta giocando attorno a Verona: il futuro delle due autostrade che attraversano il nostro territorio, l’Autobrennero e la Brescia-Padova. Le concessioni sono in scadenza e il sistema Verona che cosa fa? Se la Brescia-Padova è privata in mano al colosso Abertis ma potrebbe presto diventare pubblica se la gestione come pare verrà affidata dal ministero delle infrastrutture alla Regione Veneto, l’Autobrennero è in mano pubblica. Camera di commercio, Provincia e Comune di Verona sono soci. Che partita intende giocare Verona? Sì, perché la partita comincia a farsi davvero dura dopo che Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali, ha scritto al Ministero contestando il bando di gara pubblicato ai primi di gennaio.
Ricapitoliamo. L’Aiscat, come rivelato dal Sole24Ore ha criticato il bando pubblicato dal ministero delle infrastrutture per la concessione cinquantennale dell’A22 in quanto contrario alle regole europee sulla concorrenza. La preoccupazione delle concessionarie nasce da alcune misure previste dal bando di gara che «appaiono estranee al sistema regolatorio introdotto nel 2019 e in corso di revisione nell’ambito di un diverso procedimento, contrarie alle recenti riforme introdotte dal legislatore e distanti dai principi di equità a cui si dovrebbe invece ispirare un sistema funzionale al sostentamento di grandi investimenti come quelli in questione».
In sostanza nel mirino finisce la finanza di progetto presentata da Autobrennero e messa a gara. Il nodo è messo nero su bianco dai tre vicepresidenti di Aiscat: Marco Monaco (presidente di Autostrade Alto Adriatico), Roberto Tomasi (amministratore delegato di Autostrade per l’Italia) e Umberto Tosoni (amministratore delegato di Astm). «Questa soluzione -scrivono – era già stata ritenuta non idonea in sede europea», per cui si chiedono soluzioni alternative.
In sostanza il piano presentato da Autobrennero prevede circa 10 miliardi di finanziamenti, già programmati e vincolanti per il nuovo concessionario, nell’ottica di rendere l’A22 il primo «green corridor» d’Europa. In questo modo, anche se la gara non dovesse essere vinta dalla società a maggioranza pubblica, il benessere dei territori verrebbe tutelato.
Su questo tema del bando per la concessione diranno la loro anche la Commissione europea di Bruxelles e il Tar del Lazio. Secondo alcune indiscrezioni, la Commissione europea non sarebbe d’accordo con il diritto di prelazione, il quale è previsto anche nel bando per l’A22. La lettera di Aiscat è solo l’ultimo tassello che si aggiunge all’intricato puzzle intorno alla concessione per la Modena-Brennero.
Anche Adusbef (Associazione difesa utenti servizi bancari finanziari) e Autostrade per l’Italia (Aspi) si sono schierate contro il diritto di prelazione concesso ad Autobrennero presentando ricorsi. Ma sicuramente anche Autostrada del Brennero non resterà ferma e presenterà ricorsi al Tar perché il diritto di prelazione previsto deve essere subordinato al parere della Ue e farà le sue mosse per tutelarsi.
E’ una partita che fa gola a molti. Dal rinnovo della concessione si attendono contributi per il passante delle Torricelle
Dal rinnovo della concessione Verona e provincia si attendono milioni di utili, contributi per il passante delle Torricelle, la terza corsia fino a Modena.
In gioco ci sono oltre 30 miliardi di fatturato, una partita che fa gola a tutti e si userà ogni arma per vincere la battaglia.
Per partecipare al bando il termine scade a fine febbraio, quindi il tema è sempre più caldo.
E Verona? Va detto che la nostra città ha una vicepresidenza in A22 con l’ex deputata Pd Alessia Rotta, assessora della Giunta Tommasi. Ovviamente il riserbo è totale ma da fonti interne all’A22 trapela un clima di grande lavoro tra vertici e soci territoriali alla ricerca di una vittoria nel bando di gara per confermare la concessione per altri 50 anni.
Che poi i soci veronesi stiano lavorando assieme, uniti, è tutto da verificare. Dice Giuseppe Riello, presidente della Camera di commercio: “E’ una vicenda di grande rilevanza per il futuro del territorio veronese. Per Verona, l’A22 rappresenta non solo un’arteria viaria fondamentale, ma anche un elemento strategico per lo sviluppo economico e infrastrutturale. Il piano di investimenti proposto, del valore di 9,2 miliardi di euro, prevede interventi significativi, tra cui l’ampliamento a tre corsie del tratto Verona-Modena e il completamento della terza corsia dinamica tra Bolzano e Verona. Questi progetti mirano a migliorare la viabilità e a potenziare l’intermodalità, riducendo il traffico pesante e l’inquinamento, promuovendo il trasporto ferroviario e noi che nel nostro territorio deteniamo il primo interporto d’Italia e d’Europa siamo particolarmente coinvolti in questa situazione. Tuttavia, -aggiunge Riello in qualità di socio dell’A22- per realizzare appieno queste opportunità, è essenziale che Verona adotti un approccio coeso e collaborativo con quanto la società intenderà fare”. E sottolinea “l’importanza di unire gli intenti in un momento difficile e delicato che se finalizzato servira’ per finanziare infrastrutture essenziali per la viabilità e il sostegno agli investimenti previsti”.
E il presidente della Provincia, Flavio Massimo Pasini, pure lui socio in A22 prende posizione: “Ho sempre premesso, quando mi è stato chiesto di commentare le polemiche sulle ipotesi di destinazione dei fondi di A22 in territorio veronese, che prima dei contributi si doveva pensare alla nuova concessione. Era ed è una questione di serietà e di rispetto per i nostri territori. Autobrennero ha saputo gestire bene l’autostrada. Credo sia evidente come A22 rappresenti un caso virtuoso nell’ambito delle società partecipate in parte o in toto da soggetti pubblici. Ne sono dimostrazione le progettualità e i risultati ottenuti in questi anni. È un percorso che non va assolutamente interrotto”.
Tosi: Verona non sta toccando palla. L’ex sindaco ed europarlamentare attacca il sindaco Tommasi e lo sfida pubblicamente
Ma sarà interessante capire come si comporterà il centrosinistra: Il Comune di Verona guidato dal sindaco Tommasi è socio di A22, la Rotta del Pd è vicepresidente, ma a Trento il Pd è contro l’ipotesi di un rinnovo della concessione ad Autobrennero: il Partito democratico ricorda anche come “la società Autobrennero non abbia i requisiti economico finanziari per partecipare alla gara e dovrebbe pertanto rivolgersi ad una o più gruppi esterni per raggiungerli”.
Il Pd di Trento è critico: “La mole enorme di investimenti proposti da Autobrennero, comunque vada il bando, prefigura cinquant’anni senza dividendi. La seconda è che i nostri vicini veneti compiono un passo avanti sulla strada dell’affidamento in house dell’autostrada A4. Le due cose si tengono per mano. Anche noi, a suo tempo, avevamo scelto e imboccato la via dell’affidamento in house, ma chi ci governa attualmente l’ha volutamente abbandonata. E ironia della sorte, pare che il Veneto stia costruendo questo scenario sulla base di una norma costruita dal governo nazionale proprio sulle istanze del nostro territorio. Chi ha abbandonato la strada dell’in house lo ha fatto in funzione di un altro percorso, quello del project financing che appare tutt’altro che sicuro e tutelante per il Trentino. Per il quale il governo dell’asse del Brennero è un elemento centrale delle proprie politiche di sviluppo. Non possiamo che essere profondamente preoccupati, assistendo a quanto rapidamente i toni trionfalistici di fine anno siano stati in queste ultime settimane ampiamente superati dalle molte incognite emerse, o elementi volutamente sottaciuti, in un percorso che in questi anni è stato tutt’altro che trasparente”.
E alla partita della Brescia-Padova dedicheremo un’altra puntata.
Ma torniamo alla domanda iniziale, dopo le dichiarazioni di Riello e Pasini che chiedono unità d’intenti e obiettivi dei soci veronesi. Il sistema Verona c’è o è assente?
La risposta di Flavio Tosi, europarlamentare, componente della commissione Trasporti, eletto in Forza Italia ed ex sindaco è lapidaria: “In realtà Verona non sta toccando palla, la regia di queste operazioni da sempre tocca al Comune, che si limita a prendere ordini, condividere ciò che altri hanno deciso, accontentandosi di “quel che passa il convento”. Del resto il sindaco Tommasi non conosce minimamente la materia (lo sfido pubblicamente a dimostrare il contrario), quindi decidono altri per lui e per noi”.