In questo momento di crisi energetica, con il prezzo di luce e gas schizzato alle stelle, l’Italia è stata messa davanti ad una triste realtà: la sua produzione di energia è inadeguata al fabbisogno interno e per questo, oltre alla ricerca di fonti di approvvigionamento alternative al gas russo, si sta tornando a parlare di rinnovabili. Ma quali sono le potenzialità del nostro Paese e quanto la burocrazia incide sulla realizzazione dei progetti?
“Quella delle rinnovabili è una partita più aperta che mai – commenta Luca Luppi, Presidente di Casartigiani Verona -. L’Italia attualmente è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa e produce nel proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%, segno che c’è ancora molto da fare in questo campo”.
L’Italia potrebbe aumentare il proprio livello di autonomia energetica sfruttando acqua, sole, vento e rifiuti raggiungendo il 58,4% di autonomia energetica, quasi triplicando gli attuali livelli, con un incremento di circa quattro volte rispetto a quello rilevato negli ultimi 20 anni. “Sono già stati compiuti passi avanti in termini di sviluppo di produzione energetica da fonti rinnovabili, ma si può fare ancora meglio ottimizzando la produzione a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle risorse disponibili e degli impianti già presenti, sfruttando a pieno il potenziale dell’Italia”, sottolinea Luppi.
Ma se da una parte c’è la volontà di aumentare l’uso delle rinnovabili, dall’altro gli imprenditori si scontrano con le lungaggini della burocrazia italiana, che purtroppo ancora adesso è uno degli ostacoli che blocca la messa a terra di tanti progetti energetici.
Puntare sulle rinnovabili non è più rimandabile: il raggiungimento degli obiettivi climatici europei per la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, rispetto ai valori del 1990, è a rischio, così come il contenimento dell’aumento della temperatura globale.