Riforma Valditara, scontro sulla scuola. Striscioni del Blocco studentesco La soddisfazione dell’assessora Donazzan. Il no di Floridia. Striscioni del Blocco studentesco

“Privatizzazione? Alternanza? No alla riforma Valditara!” Questo è il testo di diversi striscioni a firma Blocco Studentesco, allo scopo di porre l’attenzione su una riforma che rischia di passare in sordina, causando non pochi danni allo stato già precario dell’istruzione pubblica italiana. “La riforma del ministro Valditara – esordisce la nota del movimento del fulmine cerchiato – prevede la riduzione del ciclo di studi per gli istituti tecnico-professionali da 5 a 4 anni con conseguente potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti rappresenteranno manodopera gratuita all’interno delle grandi aziende in cui presteranno servizio, che da questa operazione traggono solo benefici senza contribuire in alcun modo ai costi relativi alla formazione dei ragazzi. Infatti, appare chiaro come per le piccole e medie imprese sarà poco pratico prendere parte a questa riforma.” Riferendosi alla riforma 4+2 e al Liceo del Made in Italy ha invece subito espresso la sua soddisfazione l’assessora regionale Elena Donazzan. “Una doppia riforma – ha detto- che porta l’istruzione e la formazione professionale in Veneto a livelli sempre più europei. Due provvedimenti importanti che leggono l’esigenza del cambiamento e coinvolgono il mondo del lavoro. Due leggi che offrono nuove opportunità ai giovani nei loro percorsi di formazione e istruzione. Le due riforme – ha spiegato Donazzan – sono complementari e distinte. Il 4+2 guarda al potenziamento della filiera professionalizzante tecnica della formazione: l’ottica è quella di dare vita a campus – ci auguriamo siano sempre più anche fisici – come luogo di confronto tra docenti e studenti delle Scuole della formazione professionale, ITS Academy e imprese. Quattro anni che portano a un diploma, con cui gli studenti possono iscriversi agli Istituti Teccologici Superiori oppure decidere comunque di andare all’Università. I Licei del Made in Italy, invece, saranno gli attuali Licei ad indirizzo Economico Sociale, che potranno avere delle specifiche variazioni con l’introduzione o il potenziamento di materie che aiutino questo settore particolare dell’economia ad avere percorsi dedicati”. Di parere diametralmente opposto Aurora Floridia (Avs) “si stanno confermando le nostre preoccupazioni: il liceo Made In Italy, fiore all’occhiello del Governo Meloni, si sta rilevando un vero e proprio flop. Per questo nuovo indirizzo non sono state infatti destinate nuove risorse alle scuole, che in fretta e furia si sono trovate a doverlo istituire. I tempi sono talmente stretti che, come da previsione, molti istituti hanno deciso di non attivare il liceo Made in Italy. A studentesse, studenti e alle loro famiglie, viene chiesto di iscriversi praticamente a “scatola chiusa”, visto che ad oggi risulta esserci solo il piano di studi per il biennio. Il risultato è che solo le scuole che hanno più di una sezione del liceo economico sociale sacrificheranno una o più sezioni per questo nuovo indirizzo. Insomma un pasticcio. Il tempo stringe e a pochi giorni dalla scadenza delle iscrizioni, che potrebbero slittare al 23 gennaio, in diverse scuole non si muove ancora una foglia”.