“La riforma della Pac approvata nei giorni scorsi a Bruxelles speriamo rappresenti un concreto avanzamento nell’ottica della sburocratizzazione, del ricambio generazionale e del sostegno al reddito delle imprese agricole”. A dirlo è Gianni Dalla Bernardina, presidente della Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani (Cai) e al vertice di Apima Verona e della Federazione del Veneto, che auspica comunque che il dialogo per la Pac post-2020 non venga ora accantonato e, anzi, si concentri di più sulla crescita della redditività, la sostenibilità e i processi di innovazione per un rilancio dello sviluppo rurale nel suo complesso. “Tutto ciò può avvenire se si mettono al centro le filiere e si assicura pari dignità a ciascun anello della catena agroalimentare”, prosegue Dalla Bernardina. La revisione di medio termine della Pac, rende noto Cai, prevede che le aziende che investono oltre il 75% della loro superficie a colture sommerse come il riso siano esentate dall’assoggettamento dei limiti fissati per la diversificazione colturale e la seconda coltura possa ricoprire fino al 75% della rimanente superficie aziendale. “Tale provvedimento – calcola Cai – potrebbe portare a un incremento fino a un massimo del 15% delle superfici seminate a riso, che oggi ricopre una superficie di circa 238.000 ettari in Italia. Molto dipenderà tuttavia dall’andamento dei prezzi di mercato e, se non dovesse entrare in vigore l’etichettatura sull’origine del riso e i listini dovessero mantenersi del 50% più bassi rispetto a due anni fa per molte varietà risicole, è palesemente escluso l’interesse dei produttori e della filiera a incrementare le superfici”. Nell’area padana potrebbe invece crescere la superficie coltivata a erba medica, nell’ordine del 10 per cento. Le aziende che investono oltre 75% della loro superficie in coltivazioni di leguminose e/o foraggere e quelle che lasciano a riposo oltre 75% della loro superficie sono presentate dagli obblighi del greening. Il maggiore sostegno ai giovani, secondo la Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani, può portare un contributo nell’ottica dell’innovazione e dell’introduzione di tecnologie all’avanguardia, sempre più patrimonio delle imprese di meccanizzazione agricola, anche per i costi elevati dei mezzi. Dell’accesso ai fondi del Psr ne beneficerebbero circa 150.000 imprese in tutta Europa, che possono contare su oltre 600.000 addetti.