“Un’indagine e una ricerca di futuri possibili visualizzata attraverso una mappa terrestre che ancora non esiste”. Così introduce “Tomorrows. Notes on the future of the Earth” Sindi Karaj, visual designer e ideatrice del concept grafico di un ampio progetto che, in modalità transdisciplinare, riflette sull’interazione umana con l’ambiente, sulle relazioni tra esseri viventi, sulle dinamiche socio-culturali del nostro tempo con l’obiettivo di immaginare alternative sostenibili. L’iniziativa è promossa da Fondazione Cariverona, UniCredit, ArtVerona e Università di Verona con l’associazione culturale Urbs Picta, giovane realtà della nostra città orientata a progettualità per l’arte contemporanea in sinergia con musei, spazi espositivi e organizzazioni. Il nucleo principale di “Tomorrows. Notes on the future of the Earth” si sviluppa in un’esposizione di video arte, visitabile fino al 12 novembre nella suggestiva location di Castel San Pietro. “Quali sono gli scenari possibili o impossibili che ci aspettano?”, si chiedono le due curatrici Jessica Bianchera e Marta Ferretti, mettendo in scena la riflessione visiva di sei artiste e artisti sul presente e sul futuro del nostro Pianeta. Una delle principali tematiche in mostra è quella dello sfruttamento incontrollato di risorse naturali. In “The Magical State”, la regista Sophia Al Maria propone una giovane donna colombiana, demone e eroina insieme, che posseduta dallo spirito del petrolio urla la sua profonda rabbia contro il degrado del territorio e la difficile condizione femminile. Anche Mo Kong, ricercatore multidisciplinare, con la video installazione “See Sun, and Think the Shadow” sottolinea il preoccupante impatto dell’industria mineraria cinese visualizzando simbolici “buchi” capaci di risucchiare persone e paesaggi. I riferimenti alle attività estrattive non mancano neppure in “And Then I Found Some Meteorites in My Room”, video installazione a tre canali dell’albanese Driant Zeneli con un padre e una figlia raccoglitori di carbone. La musica mixata fa da sottofondo alle immagini della “Stazione Spaziale internazionale” mentre una voce fuori campo espone teorie di vita extraterrestre e affronta il tema dell’infinito che risiede nell’animo umano. È, invece, un viaggio tra vita reale e dimensione spirituale quello proposto dal collettivo spagnolo “Sitesize” nell’opera “TERRApolis” che percorre territori e centri urbani con appunti sonori e visuali. Riporta a ere geologiche passate la riflessione di Jonas Staal, artista visivo olandese che, con “94 Million Years of Collectivism”, ci parla di un’ecologia collettivista e non predatoria alla quale ispirarci. Originale anche la visione di Natália Trejbalová che con la sua “About Mirages and Stolen Stones” raffigura una Terra diventata piatta per ragioni sconosciute, metafora dell’impoverimento della conoscenza umana. Con queste suggestioni la narrativa di “Tomorrows. Notes on the future of the Earth” tratteggia una mappa del mondo in continua evoluzione.
L’intero progetto viene promosso attraverso una grafica in movimento creata grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale. L’esperimento visivo genera l’animazione fluida di una carta geografica solo ipotizzata e qui proposta con un intenso magenta, colore immaginario, non rientrante nello spettro di luce visibile. “Ancora una volta una rappresentazione che non esiste”, ci dice Sindi Karaj, utile a rileggere la nostra cultura, a comprenderne le dinamiche trasformative e a ricondurre la visione collettiva su scenari più sostenibili per noi e per chi verrà dopo di noi.