Riello, un timore: “Aziende in crisi Serve accelerare” “Il tempo è una variabile cruciale e ho la sensazione di essere già in ritardo...”

“Come ormai di consuetudine, gli annunci sono assolutamente positivi. La mia valutazione è senz’altro positiva perché lo Stato mette mano al portafoglio. In apparenza questo decreto è sicuramente un passo avanti verso un aiuto sostanziale all’economia. Aspetto la prova dei fatti per dare un giudizio definitivo”. Così si esprime Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio.
“Fino ad ora abbiamo assistito ad una vera e propria baraonda: ritardi burocratici, riscrittura di norme, tempi biblici per avere delle indicazioni. Noi imprenditori siamo ligi alle regole, ma dobbiamo avere una cornice normativa chiara e per tempo. Faccio un esempio: ad oggi, 14 maggio, ancora bar e ristoranti non sanno quali siano le distanze ufficiali da tenere all’interno dei locali, tra un tavolo e l’altro. Le indicazioni che seguono sono quelle date dalle associazioni di categoria. Come fanno ad organizzarsi in tempo per il 18? Le linee guida dovevano essere disponibili almeno 1 mese prima”.
Riello prosegue la sua analisi: “Altro esempio, i prestiti garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti. Mi risulta che la procedura per avere accesso alla garanzia statale dei finanziamenti sia la solita, richiesta di garanzie incluse, e pure i tempi di concessione sono gli stessi, lunghi. Mi appello al Governatore Zaia perché intervenga cum grano salis nella gestione delle regole per la tutela dei lavoratori in azienda. In Lombardia un decreto regionale di ieri impone la misurazione della febbre a chi entra in azienda dal 18 al 31 maggio. Due giorni lavorativi per organizzarsi con termoscanner e dispositivi di protezione individuale per chi misura la temperatura. Con l’incognita della scadenza al 31 maggio’, aggiunge Riello, che poi conclude: “Il tempo è una variabile cruciale e purtroppo le istituzioni sono spesso, per non dire, sempre in ritardo. Quindi la tempistica nell’applicazione del Decreto Rilancio sarà rilevante tanto quanto la norma stessa: lungaggini e rigidità burocratiche sono la rovina dell’Italia. Se si riproporrà lo stesso scenario del decreto dello scorso aprile, sarà tardi per molte imprese che saranno fallite o chiuse”.