Export, Verona tiene. La crescita delle vendite all’estero nei primi nove mesi del 2019 è stata dello 0,8% a 8,7 miliardi di euro, a fronte di una media veneta dell’1,1% e nazionale del 2,5%.“L’aggregato regge grazie all’andamento brillante degli alimentari, del vino e del tessile abbigliamento – spiega Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona – ma i segni negativi nell’andamento degli altri comparti denotano come l’economia veronese sia a luci ed ombre. Sono aumentate del 15% le importazioni dalla Cina che si avvia a scavalcare la Francia, al terzo posto nella graduatoria dei Paesi da cui Verona importa. A dicembre, poi, il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere, conferma l’inversione di tendenza della domanda di lavoro delle imprese registrata il mese scorso in Italia e a Verona. Il lavoro è in aumento solo nel comparto turistico. La ridotta competività, la concorrenza cinese, le imprese che assumono meno: sono tutti segnali preoccupanti. La congiuntura è fragile e temo che la manovra finanziaria che si va approvando in questi giorni abbia effetti recessivi con la plastic tax, la sugar tax e i mancati interventi di riduzione della spesa e del debito pubblico, una zavorra il cui peso è portato dalle imprese”.Se vino e alimentari guadagnano posizioni sui mercati esteri è del 11,2% il calo dell’ortofrutta, un calo registrato anche nei primi sei mesi dell’anno. Così come quello del primo comparto scaligero per export, la meccanica. I macchinari hanno perso il 4,5% nei primi nove mesi dell’anno. Segno negativo lo registrano anche il marmo, le calzature, la termomeccanica e il mobile. “Guardando alle performance nei mercati di destinazione – prosegue Riello – si nota una ulteriore stabilizzazione e rafforzamento delle relazioni commerciali con i mercati di sbocco tradizionali: che le nostre imprese paiono non valutare appieno. Forse concentrarsi solo sullo sviluppo delle partnership storiche denota una ricerca di maggiori certezze nelle relazioni commerciali, ma il rischio geopolitico è veramente troppo alto per non valutare altre destinazioni per le proprie merci. Attualmente il 45,8% delle merci veronesi prende la strada per Germania, Francia, Regno Unito, Usa e Spagna”.