Giocava con l’8, stupì il mondo prima di tutto per questo. Erano gli anni ‘70, i numeri dall’1 all’11, qualche variazione ai Mondiali, ma tutti i portieri avevano l’1, il 12, oppure il 22, il terzo portiere. Nessuno osava sgarrare, fino a quando arrivò lui. Jan Jongbloed, olandese, faccia “da portiere”, cioè un po’ matto. La faccia giusta per quella squadra “fuori dagli schemi”, che rivoluzionò il calcio. Era l’”Arancia meccanica” di Johan Cruyff, che incantò il mondo, Mondiali del ‘74. Gioco totale, aggressività, pressing, difensori capaci di attaccare e un fuoriclasse come Cruyff, che sapeva fare tutto. Dietro a tutti c’era lui, Jan Jongbloed. Scelse l’8, numero da mezzala, “perchè a calcio so giocare anch’io”, diceva. Infatti, faceva spesso il libero, impostava da dietro e spesso, anche in area, preferiva giocarla con i piedi. Oh, sia chiaro, tra i pali non era un fenomeno e infatti, c’è sempre qualcuno che giustifica quel mondiale perso con un portere “matto”. Ma era il portiere giusto per l’Arancia Meccanica. Uno che senza saperlo, aveva anticipato tutti. Avanti 40 anni rispetto a tutti i portieri. E non lo sapeva nemmeno lui.