Sono passati 38 anni, ma il ricordo è sempre lì. Una ferita profonda quella provocata dalla morte di Gilles Villeneuve che, sulla pista di Zolder, andò ad impattare contro la March di Jochen Mass durante le qualifiche del GP del Belgio: era quasi la fine del turno, voleva migliorarsi il canadese ma trovò il destino ad attenderlo. Volò via, dopo l’impatto con Mass, non ebbe scampo.
È l’ultimo volo dell’aviatore.Un pilota, il canadese, che non è passato alla storia per i suoi successi in Formula 1- 6 vittorie, 2 pole position, 13 podi -, ma soprattutto grazie alla capacità di far emozionare gli appassionati di questo sport. Il suo stile di guida sempre al limite gli ha regalato un posto speciale nel cuore dei tifosi: un amore infinito per la velocità, un modo di intendere la vita sorprendente, sempre alla ricerca del limite, in pista e fuori.
L’aviatore”, a differenza della maggior parte dell’ambiente automobilistico, non è giunto in Formula 1 con i soldi e con un infanzia già avviata nelle corse. Gilles possedeva un talento innato, originario del Canada, correva con le motoslitte, dove vinse anche un campionato del mondo. Con i soldi che racimolava cominciò a scalare la carriera nel mondo delle corse automobilistiche. Nel 1977 giunse in Formula 1, ingaggiato dalla Ferrari.
Anche se non ha vinto nessun titolo, resta sempre uno dei piloti più amati dai tifosi del Cavallino e della Formula 1. Protagonista di gare epiche ed inimitabili. Il pupillo di Enzo Ferrari ha dimostrato in più occasioni, che si poteva vincere la gara anche con un autovettura inferiore alla concorrenza. Riusciva a concludere le gare arrivando sul podio anche con l’auto danneggiata, a causa della suo stile irruento, ma Gilles riusciva a guidare in condizioni estreme come se tutto fosse normale.
L’8 maggio 1982 perse la vita durante le qualifiche in Belgio, a Zolder, lo stesso circuito in cui conquistò i primi tre punti della sua carriera. Ma prima di Zolder c’era stato un episodio che secondo molti aveva reso nervoso Villeneuve. Nel Gran Premio precedente Villeneuve e Pironi guidavano la corsa. Il muretto espose ai piloti il cartello “Slow“, che prescriveva loro di mantenere le posizioni e abbassare il ritmo, evitando di mettere a repentaglio l’ottenimento della doppietta. Gilles alzò il piede dall’acceleratore, ma non Pironi, che interpretando il cartello espostogli solo come invito a non forzare la macchina, sorpassò il compagno. Il canadese assecondò la manovra, credendo fosse finalizzata a dare spettacolo. Ne venne fuori un duello serrato. Villeneuve però si rese conto che il team-mate non stava giocando all’ultimo giro, con quel sorpasso alla Tosa.
Il programma Sfide su Rai3 lo ricordò così: «Lo chiamano Circo della Formula 1 e proprio come un circo si sposta di città in città, issa la sua tenda e fa spettacolo. Tra giochi di magie, belve e domatori il divertimento è sempre assicurato, così come il brivido che offrono gli artisti più spericolati quando tocca a loro salire sul filo teso nel vuoto e danzare. Nell’estate del 1977 tra le tende della Formula 1 si affacciò un pilota dallo sguardo dolce e dal cuore impavido, salì sul filo con la sua Ferrari e per cinque anni lo percorse fra capriole e piroette. Poi un giorno scese ed entrò nella leggenda…».