Ricominciamo? Qualche segnale di normalità Confermato il Vinitaly, riaprono anche le scuole. Le nostre aziende però sono in difficoltà. Il turismo è in crisi nera. Perdiamo milioni. Dobbiamo dimostrare al mondo che non c’è alcun dramma

Le nostre città si sono svuotate, e se fino alla settimana scorsa, pensiamo a Verona, c’erano addirittura troppi turisti, oggi albergatori, ristoratori e negozianti si trovano a fare i conti con una penuria di visitatori senza precedenti.

Sul lago di Garda sono arrivate disdette per Pasqua e addirittura per la stagione estiva. Idem sulle montagne del Bellunese, dove – la denuncia è del presidente veneto di Unioncamere Mario Pozza – il calo turistico è dell’80 per cento. Anche il litorale veneziano sta facendo i conti coi primi annullamenti per giugno e luglio. Il Coronavirus, o meglio, l’impazzimento da Coronavirus, sta affossando l’economia. Chiariamo: lo abbiamo scritto subito che le disposizioni decise dal governo e dalle regioni, per quanto in qualche caso molto discutibili, andavano e vanno rispettate, e che mai come ora è necessario dimostrare ancora una volta di che pasta siamo fatti noi veneti. Ne siamo fortemente convinti, però non possiamo nemmeno nascondere la realtà dei fatti. Se ne stanno andando in fumo decine di milioni di euro.

 

I FATTI SONO FATTI
In due giorni, il caso è emblematico, l’azienda di Sandro Bottega ha subito un crollo dell’85% dell’export. L’attività ha sede nel Trevigiano, a Godega di Sant’Urbano, e questo caos ha bloccato le spedizioni di vino, grappa e liquori. Molti compratori stranieri, asiatici ma anche europei, vogliono che i prodotti siano accompagnati da certificazioni di salubrità e sanificazione. «Mi chiedono misure inappropriate, ingiustificate e insensate» si è sfogato l’imprenditore. All’estero ci trattano da appestati. D’altronde siamo campioni del mondo di autolesionismo. Il contagio riguarda lo 0,1% dei Comuni italiani, le poche persone decedute (pace all’anima loro) avevano uno stato di salute già ampiamente compromesso, e invece, per colpa di scelte comunicative scellerate dei nostri politici, da fuori ci guardano come se fossimo affetti da peste bubbonica. Gli assalti ai supermercati, poi, sono quanto di più triste potesse accadere. In queste ore però pare che ci stia avviando verso un po’ di normalità. La Fiera di Verona ha confermato Vinitaly dal 19 al 22 aprile, decisione in controtendenza. Lunedì, se non ci saranno contrordini, da noi riapriranno le scuole, così come i musei, i cinema, e si tornerà a dire messa.

 

ZAIA AVVERTE
«Si sappia che se il Veneto, la terra del Pil, va in recessione, l’Italia fallisce» ha tuonato il governatore Luca Zaia. «Oggi, in Veneto» ha tenuto a sottolineare «abbiamo un incremento dei contagiati che è minimale, una decina di casi in più, di cui più della metà asintomatici e gli altri non sono gravi. Non c’è quindi questo picco esponenziale che giustifichi il mantenimento delle misure previste nell’ordinanza in vigore fino al primo marzo» ha aggiunto. «Spero che a livello nazionale si decida di revocare quel minimo di ordinanze che è stato fatto. Si tratta di una pandemia mediatica che vive sui social». Tutti possono e devono fare la propria parte per uscire da questa situazione: basterebbe comportarsi normalmente, seguendo semplici regole igieniche, quelle che ci hanno insegnato papà e mamma da piccoli, per intenderci. Lavarsi spesso le mani e coprirsi quando si starnutisce. Basterebbe fare quello che si è sempre fatto, per strada come al lavoro, magari mettendoci un pizzico di attenzione in più. Basterebbe tornare a prendere gli autobus e non guardare con terrore chi tossisce. Non abbiamo dubbi che passata questa fase di isteria collettiva torneremo tutti alla nostra vita di prima. Noi prima di tanti altri. Però facciamolo alla svelta.

Alessandro Gonzato