«Cercheremo di aprire le scuole prima di Natale. Stiamo lavorando per questo». Dopo giorni di annunci e smentite sulla data della possibile ripresa delle lezioni in presenza, è arrivata in serata la promessa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, attesa dai 4 milioni di studenti in didattica a distanza. Stando all’ultimo Dpcm le lezioni potrebbero riprendere, per tutti, già dal 4 dicembre e al ministero dell’Istruzione stanno lavorando «per riportare in classe quanto prima studentesse e studenti che al momento sono in didattica digitale». Tutto sta a vedere «con che margini», fanno sapere da viale Trastevere, smentendo le ricostruzioni che indicano nel 7 gennaio 2021 la data più probabile per la riapertura degli istituti.«Le scuole devono, non possono, ma devono, restare aperte», è il monito del responsabile del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, che sottolinea: «Se avremo momenti analoghi all’estate, l’evoluzione dell’epidemia porterà a dati simili o addirittura peggiori di quelli attuali. Significa che le scuole rischiano di restare chiuse altre settimane». Il rischio, avverte Miozzo è avere «una generazione di liceali che andrà all’esame di Stato avendo perso il contatto fisico con l’universo scolastico per quasi un anno: un danno incommensurabile».
Uno scenario che la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, vuole scongiurare: «Non possiamo immaginare a dicembre di avere strade affollate il pomeriggio e scuole superiori chiuse la mattina – avverte la ministra –. Nell’ultimo periodo le Asl sono andate in affanno, si è chiesto a tutti i settori del Paese di fare un sacrificio e anche la scuola ha dato una mano, ma mi auguro che sia una parentesi brevissima. Gli studenti hanno diritto di stare il più possibile a scuola».
Scettico sulla possibilità di di una ripresa prima di Natale è, però, il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli: «Intendiamoci sulle motivazioni della riapertura in modo da evitare che avvenga e poi i governatori chiudano – sottolinea il sindacalista –. A me manca l’elemento fondamentale: i dati. Perché sono state chiuse le scuole?». Sinopoli dice di aspettarsi «un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Non vorrei che le scuole riaprano e poi i governatori richiudano”.
“Ma dobbiamo farlo in totale sicurezza e per sempre”
La riapertura, però, non deve essere «a tutti i costi», ricorda, non senza preoccupazione, il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. «Meglio una Dad fatta bene che una didattica in presenza per finta – spiega il dirigente scolastico –. Le posizioni massimaliste, ideologiche e preconcette non sono molto utili. Non dobbiamo fare i tifosi della scuola aperta comunque e quelli della scuola chiusa comunque. Sono luoghi comuni inutili. Sia chiaro – precisa Giannelli –: io sono per tornare in presenza. Ma credo che per riorganizzare i trasporti occorra 1 mese, un mese e mezzo. Ecco perché ritengo sia improbabile ed irrealistico tornare a scuola i primi di dicembre. Il 4 è venerdì – fa notare il presidente di Anp – il 6 domenica, l’8 è l’Immacolata. Questa frammentarietà non va bene: a scuola si deve tornare per un periodo continuativo, altrimenti è perdita di tempo».
Alla ministra si è appellato Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che ha proposto di permettere il rientro in classe, a scaglioni, almeno un giorno alla settimana. «Su una scuola di mille alunni – spiega Bianchi di Castelbianco – cento studenti al giorno non creano assembramenti nemmeno sui mezzi di trasporto.