L’importanza delle ricorrenze religiose risiede nella loro dimensione simbolica che può “agire” a diversi livelli sulla psiche umana. In tutte le religioni, le Cerimonie di rinascita esprimono un auto-rinnovamento e questa idea è sempre correlata a quella che, nel suo auto-rinnovarsi, l’uomo completi un atto equivalente a quello compiuto da Dio. La Pasqua, così come altre Festività del mondo religioso, è ricca di simboli e similitudini che hanno un’importante valenza psicologica. I simboli in psicologia hanno un significato forte e pertinente, hanno il senso di creare una sorta di ponte tra la realtà e l’immaginazione e il fine di svelare un contenuto complesso e condiviso con una singola immagine semplificata. La Pasqua, come da tradizione etimologica, dal greco: “pascha”, a sua volta dall’aramaico “pasah”, propriamente significa “passare oltre” e detta un passaggio. Nell’Ebraismo, la Pasqua indicava sia il passaggio dell’Angelo della morte che avrebbe risparmiato i primogeniti del popolo eletto qualora avesse trovato sull’uscio delle abitazioni il sangue degli agnelli immolati, sia il passaggio dalla schiavitù alla libertà degli Ebrei con l’attraversamento del Mar Rosso. Nel Cristianesimo, la Pasqua indica il passaggio dalla morte alla vita di Gesù che avviene con la Resurrezione ma anche il passaggio, e la trasformazione, del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore. Pasqua potrebbe essere anche il momento nel quale proviamo a fermarci per un attimo per trovarvi un significato personale e scovare il “nostro passaggio” ancora da compiere. In particolare, il passare oltre può essere correlato a un torto o a una ferita subìta dalle situazioni della vita, o dalle persone a cui teniamo. Le ferite, o i cosiddetti “traumi”, se permangono nella nostra vita ci possono influenzare nel pensare, scegliere e agire quotidiano. Sia nelle piccole azioni, che nelle grandi svolte di vita, l’evento traumatico se mantenuto, trascurato o addirittura non visto, rischia di riemergere prendendo la forma di uno o più sintomi psicofisici. Bisogna quindi trovare la forza di guardare in faccia la nostra ferita e dare un peso al nostro dolore, per poi poter andare altrove. Quando veniamo feriti ci ritroviamo a vivere una sorta di Pasqua personale, che dobbiamo attraversare per poter poi ripartire. In primis, è necessario soffrire per la nostra ferita, attraversarla per comprenderla, ma per un tempo limitato per non crogiolarci nel dolore ed evitare di restarvi intrappolati per poi riuscire a passare oltre e quindi rinascere.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta.