Chi si aspettava un discorso morbido, che mettesse da parte i punti di frizione con i partiti della sua maggioranza è stato costretto a ricredersi. Draghi ha fatto Draghi. Nell’intervento al Senato il presidente del consiglio ha elencato uno dietro l’altro tutti i punti dell’agenda di governo che devranno essere realizzati se rimarrà a Palazzo Chigi: dalle scadenze del Pnrr, a partire dalle riforme, come quella della concorrenza comprese le concessioni ai balneari e le nuove regole per i taxi al no allo scostamento di bilancio per la riduzione del cuneo fiscale,al nuovo decreto aiuti in arrivo a fine mese a sostegno del potere di acquisto delle famiglie.
Oltre naturalmente al pieno appoggio all’Ucraina che passa – ha detto ricordando le parole del presidente Zelenski – per il riarmo di Kiev.
Un’agenda fitta sulla quale ora il premier attende la pronuncia dei partiti. Qualcosa in realtà si è già intravisto. Lega e Movimento cinque stelle sono rimasti freddi in aula centellinando gli applausi. Al termine dell’intervento del premier, Matteo Salvini ha tenuto le mani ben ferme sullo scranno e così tutti gli altri senatori del Carroccio. Un atteggiamento per fotografare plasticamente il suo dissenso. Dopodiché è corso via con gli esponenti del suo partito per decidere il da farsi.
L’attenzione in questo momento è infatti concentrata più sulla risposta del Carroccio che su quella di Giuseppe Conte. Il presidente del consiglio ha sottolineato che la rottura del patto di maggioranza la settimana scorsa ha fatto venir meno il vincolo della fiducia che è alla base dell’azione di governo, di qualunque governo. Le richieste giunte da associazioni, sindaci e categorie – in particolare il premier ha citato quella di medici e operatori sanitari in prima linea contro il covid – sono la ragione che lo spinge a restare alla guida del governo. Ma non ad ogni costo. Il mantra di Draghi rimane lo stesso: siamo qui per fare le cose altrimenti meglio lasciare. E quelle cose oggi il premier le ha elencate una ad una. Adesso sta alle forze politiche assumersi la responsabilità della risposta.