Un salto nel tempo, ai primi del 1900, per chi ha eseguito il restauro conservativo dell’organo realizzato da Domenico Farinati nel Duomo di Verona. Un lavoro artigianale fatto a mano, come nei sistemi antichi, con l’impiego di materiali di alta qualità, omogenei a quelli originali. Pellami di agnello conciati al naturale di vario spessore a seconda dell’esigenza tecnico-funzionale, ottone crudo per molle e tiranti, colle animali a caldo, gomma lacca ed alcool e cera d’api naturale per le operazioni di lucidatura, stucco, gesso, pigmenti naturali, pomice in polvere, terra rossa e grigia naturale, essenza di trementina, legnami di abete, faggio, ciliegio, sono solo alcuni dei prodotti e sostanze utilizzati da Arcart, la ditta incaricata dei lavori per la messa in funzione dell’organo. L’azienda vicentina si è avvalsa della collaborazione di professionisti specializzati sia da un punto di vista tecnico, nel restauro di antichi di organi a canne di alto pregio, che fonico per la funzionalità dello strumento.
L’organo, nell’arco degli anni, ha subito vari interventi di manutenzione ordinaria, ma mai un restauro conservativo generale come quello attuato. La solidità costruttiva e l’impiego di materiali di alta qualità hanno permesso allo strumento di giungere fino ai giorni nostri in buone condizioni di conservazione. Nonostante l’organo fosse inutilizzato da molti anni, durante l’attuale restauro, era ancora funzionante.
“Il progetto di restauro conservativo, con smontaggio totale del manufatto, – evidenzia Xavier Angelo Robusti, titolare di Arcart – ha previsto il recupero dello strumento attraverso una serie di operazioni per garantire la conservazione dell’opera nella sua originalità, la funzionalità, l’efficienza tecnica e sonora dello strumento. Contemporaneamente ai lavori di restauro, abbiamo adottare una serie di accorgimenti per rendere lo strumento più fruibile in previsione di futuri lavori di manutenzione ordinaria e accordatura periodica. Abbiamo, inoltre, provveduto al riassetto di tutta la meccanica trasmissiva, al restauro radicale di tutta la parte pneumatica e dell’impianto del vento, salvaguardando l’originale azionamento manuale ma abbiamo anche predisposto la struttura a un comando a distanza. A tutto questo è seguito il restauro del materiale fonico, con l’obiettivo di preservarlo e riportarlo alle originali caratteristiche timbriche del suono”.
Un lavoro preciso e accurato durato un anno affidato ad Arcart in cui lo smontaggio totale, la catalogazione, l’inventario, e il restauro sono stati fatti nella sede della ditta restauratrice con una documentazione fotografica degli interventi più significativi. Una sintesi di tutto il lavoro è inserita nel volume “L’organo di Domenico Farinati nel Duomo di Verona. Storia e conservazione” presentato nella Cattedrale scaligera.