Il riserbo resta massimo. Da Palazzo Chigi non filtra nulla sulla squadra dei sottosegretari. Mario Draghi vorrebbe chiudere al più presto, nel Consiglio dei ministri previsto per oggi. O al più mercoledì, fanno sapere. Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è in stretto contatto con le forze politiche per comporre il puzzle. Eppure nelle ultime ore l’affaire si sarebbe complicato a causa delle defezioni in casa 5 Stelle. La scissione ridimensiona la quota riservata ai grillini, che scenderebbe da 13 a 10 sottosegretari. E se Vito Crimi sembra essersi sfilato, per il Viminale il nome forte resta Carlo Sibilia, che proprio negli ultimi giorni ha «ripulito» i profili social. Cinque Stelle. La veronese Francesca Businarolo ha ottime chance per la Giustizia, Luca Carabetta alla Transizione digitale. Stefano Buffagni dovrebbe restare al Mise e Manlio Di Stefano agli Esteri. Poi c’è il caso Vincenzo Spadafora. L’ex ministro sta provando in tutti i modi a tornare allo Sport. Però ha due grossi ostacoli: la totale contrarietà dei gruppi parlamentari e la sfiducia di gran parte del mondo sportivo. Al suo posto potrebbe andare Simone Valente. Il siciliano Giancarlo Cancelleri dovrebbe lasciare il Mit (Infrastrutture e Trasporti) destinazione Sud, dove è incalzato dalla new entry Gilda Sportiello. A meno di colpi di scena Pier Paolo Sileri resterà alla Salute. In alternativa Maria Domenica Castellone. Capitolo Lega. Matteo Salvini ha un obiettivo: mettere due «guardiani» nei ministeri guidati da Luciana Lamorgese (Interno) e Roberto Speranza (Salute). Al Viminale potrebbe spuntarla Stefano Candiani mentre alla Salute i favoriti sembrano essere Gian Marco Centinaio (in alternativa in corsa per lo Sport) o il veronese Luca Coletto. Via Bellerio ha chiesto di essere coinvolta anche in altri dicasteri, come l’Ambiente, le Infrastrutture, l’Agricoltura e la Scuola. Nella rosa dei nomi ci sono: Massimo Bitonci (Economia), Lucia Borgonzoni (Cultura), Pasquale Pepe (Agricoltura), Vanna Gavia (Transizione ecologica), Edoardo Rixi (Infrastrutture e Trasporti), Mario Pittoni (Istruzione), Claudio Durigon o Andrea Giaccone (Lavoro). E poi c’è il Pd. Qui l’affare si complica. Nicola Zingaretti deve tenere insieme la rivolta delle donne, gli equilibri di corrente, le richieste dei senatori e le rivendicazioni delle truppe del Mezzogiorno. Lo schema che circola al Nazareno prevederebbe 5 donne e 2 uomini, nel caso di 7 posti. In lizza ci sono le uscenti Anna Ascani (Istruzione), Alessia Morani (Mise), Marina Sereni (Esteri), Sandra Zampa (Salute), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Lorenza Bonaccorsi (Turismo). Tra le novità Valeria Valente (Giustizia), Marianna Madia (Transizione digitale) e Cecilia D’Elia (Pari opportunità). Sembra in fuorigioco la veronese Alessia Rotta, già presidente dell’importante Commissione Ambiente. Qui Forza Italia. A Forza Italia spetteranno fra le 5 e le 6 caselle. I senatori reclamano una compensazione dopo la scelta di tre deputati come ministri. In corsa Francesco Battistoni (Agricoltura), Gilberto Pichetto Fratin (Economia), Giuseppe Moles (Istruzione), Maria Rizzotti (Salute). Alla Giustizia sembra fatta per Francesco Paolo Sisto. Fra i deputati invece: Valentino Valentini (Esteri) e Paolo Barelli (Sport). Quanto ai centristi, potrebbe entrare Bruno Tabacci. «Draghi li farà giocare un altro po’ e poi suonerà la campanella», chiosa a sera un alto dirigente di maggioranza.