Le strutture residenziali per anziani? Al collasso. E’ questa la sintesi della conferenza stampa che Cgil, Cisl e Csa hanno tenuto nella Sala Rossa della Provincia per fare il punto della situazione sulle case di riposo. Sul tavolo la mancata riforma delle Ipab; della mancata revisione degli standard assistenziali; delle decine di contratti applicati ai lavoratori con costi diversi a carico della struttura e tariffa unica regionale dell’impegnativa di residenzialità; della fuga degli operatori; della mancata integrazione socio-sanitaria e dei costi energetici fuori controllo.
La Regione Veneto, si legge in una nota dei sindacati, non esercita da oltre venti anni l’unica vera autonomia attribuitale dalla Riforma del Titolo V del 2001 lasciando il sistema nel caos, nell’assenza di controlli di qualità sull’assistenza, con standard di personale antichi al limite dello schiavismo e dentro una fuga senza precedenti di operatori che scappano da condizioni di lavoro pesanti e retribuzioni bassissimi.
Per questo i lavoratori delle residenze dicono “Basta’’ e a breve invieranno al presidente Zaia la loro domanda di mobilità verso le strutture sanitarie.
Nei loro interventi hanno fatto presente che la competizione tra enti pubblici (Ipab) e privati ha raggiunto livelli preoccupanti e sta spingendo l’intero sistema, a partire dalle IPAB che nella provincia di Verona sono 16 sulle 78 totali, a trasformarsi in Fondazioni o, peggio, ad appaltare interamente l’assistenza alle solite cooperative sempre pronte a correre in soccorso. Cambi di Contratto Nazionale al personale sono all’ordine del giorno in una rincorsa al Contratto meno costoso che sta ottenendo come risultato una fuga sempre più massiccia degli operatori.
E a nulla, dicono, è servita l’invenzione della figura dell’operatore socio-sanitario, una figura non sanitaria che svolgerà mansioni sanitarie.